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Cultura

Dall’intifada al violino. Ramzi Aburedwan: quando suonare significa resistere

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il concerto di Ramzi Auredwan, musicista palestinese che giovedì sera si esibisce al teatro Espace nell’ambito di MiTo, è molto più che un appuntamento di musica etnica. E’ un messaggio dirompente. E’ la consapevolezza che esiste un’alternativa alla violenza, sempre e comunque. E’ la storia stessa di Ramzi. Per lui, nato e cresciuto nel campo profughi di Al-Amari, a Ramallah, nel cuore dei territori occupati della West Bank, prendere in mano una viola anziché un’arma non è affatto una scelta scontata. E’ il risultato di una rivoluzione interiore.

Ramzi non è mai stato bambino. A nove anni (lo racconta lui stesso in un bellissimo libro di Daniel Barenboim, La musica sveglia il tempo) ha visto una bimba di cui era innamorato uccisa dai soldati israeliani. La sua infanzia è stata un susseguirsi di episodi dolorosi e violenti. Nel campo ogni giorno aumentavano i divieti e gli ostacoli da superare per potersi ricavare uno spazio minimo di gioco, di incontro, di vita normale. Così, da adolescente, Ramzi ha pensato che tirare pietre contro i carri armati israeliani, contro le auto e le finestre dei coloni, fosse l’unica soluzione possibile. C’è ancora una foto che lo ritrae con un grosso sasso in mano e uno sguardo misto di rabbia e terrore. Quell’immagine, finita su manifesti e giornali, è rimasta tra i simboli della rivolta delle pietre.

Sono passati più di vent’anni. Oggi Ramzi non maneggia pietre, ma strumenti musicali. A Ramallah ha fondato la scuola Al Kamandjati (Il violinista). Insieme ad altri professionisti, reclutati in giro per il mondo, insegna musica ai bambini della città e dei campi profughi: cerca di dar loro una possibilità, uno spiraglio, uno spazio di bellezza cui potersi aggrappare. Molti bambini e adolescenti di Al-Amari vi hanno trovato un punto di riferimento. Al Kamandjati è il risultato di un cammino lungo. Quando, grazie ad alcuni strumentisti coraggiosi, Ramzi ha incontrato la musica, ha iniziato ad amarla con una passione travolgente. Ha studiato la viola, ha frequentato corsi in Europa e negli Stati Uniti, ha vinto prestigiosi concorsi internazionali, ha suonato nella Divan Orchestra di Daniel Barenboim e nella Mozart Orchestra di Claudio Abbado. La sua esperienza abbraccia tanto il repertorio classico, quanto le tradizioni della sua terra.

Giovedì sera lo ascolteremo al buzuki e alla viola. Ad accompagnarlo ci saranno i componenti dell’ensemble Dal ‘Ouna, da lui stesso fondato: Oday  Al Khatib (voce), Ziad Ben Youssef (oud, il tradizionale liuto arabo), Edwin Buger (fisarmonica), Naif Serhan e Mohammad Karzon (percussioni). Trasmettere la musica palestinese, magari anche vivificandola grazie al contatto con altre tradizioni (come il jazz) è tra gli obiettivi principali di questo poliedrico musicista. Non è solo una questione artistica, ma anche politica. Si possono demolire strade e costruire barriere, così spesso ripete Ramzi, ma non si può estirpare da un popola la sua cultura, la sua voce più autentica, il più potente strumento di resistenza.

Ramzi Aburedwan in concerto. Giovedì 15 settembre (ore 22), Espace (via Mantova 38, Torino). Biglietti: 10 €. Info www.mitosettembremusica.it

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