Cittadini
Sono 278 i rifugiati che in Piemonte hanno ritrovato la vita negli ultimi due anni. La mappa
Sono 278 e arrivano da ogni angolo del mondo: Eritrea, Somalia, Iran, Pakistan, Afghanistan, Ciad, Nigeria, Sudan. Sono i rifugiati politici che, grazie al coordinamento “Non solo Asilo”, formato da oltre trenta associazioni impegnate da anni sul territorio piemontese, sono riusciti a trovare, negli ultimi due anni (dal maggio 2009 al maggio 2011), una casa ed un lavoro. Sono riusciti ad essere inseriti come si dice in gergo, ad iniziare una vita normale.
Lavorano come badanti, alcune donne fanno le commesse, altre le infermiere. I più giovani studiano, in cinque si sono iscritti al primo anno del Politecnico, gli altri fanno i manovali, gli operai specializzati. A Narzole, in provincia di Cuneo, alcuni di loro hanno iniziato a lavorare in una ditta che installa pannelli solari. Vivono in case di privati o in alloggi messi a disposizione dalla curia, dalla Caritas e dai comuni.
La provincia con più percorsi di inserimento è quella di Torino (178 in totale dei quali 85 a Torino città) seguita da Cuneo (59), Alessandria (18) e Biella (20). Nettamente più staccate Asti (3), Novara (2) e Vercelli(1). Dal capoluogo di provincia ai piccoli paesi come Murisengo, Gassino, Cossato, Sommariva Bosco, Farigliano, tutte le anime del Piemonte sono coinvolte in questo progetto.Un progetto virtuoso che, purtroppo, come spesso succede in Italia, fatica ogni volta a trovare finanziamenti per poter proseguire. Un progetto indispensabile però, perché accogliere migliaia di rifugiati e “parcheggiarli” in qualche caserma non è, e non può essere, la soluzione. L’inserimento è l’unica strada, per ridare una vita a persone che scappano da guerre e povertà.
Articolo di Tomaso Clavarino
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