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Cronaca

Due settimane di presidio alla Cartiera di Germagnano, 130 lavoratori attendono risposta

Davide Mazzocco

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“Da quattro anni ci sembra di vedere sempre lo stesso film, solo che non vorremmo esserne i protagonisti” spiega Giovanni Casassa Sian al presidio della Cartiera di Germagnano. La fabbrica aperta sulle sponde della Stura nel 1865 sta vivendo con apprensione gli ultimi sviluppi della liquidazione in concordato preventivo, l’ultima carta da giocare per salvare un’azienda che è l’ultimo baluardo industriale nelle Valli di Lanzo. L’Odissea della Cartiera di Germagnano inizia nel settembre del 1998 con il passaggio dalla Burgo al gruppo Spinoglio. Dopo otto anni, alla fine del 2006, la ditta entra in cassa integrazione straordinaria e soltanto nel settembre 2007 viene rilevata dal gruppo Santalida. I problemi non sono finiti e nel giugno dello scorso anno il gruppo indiano Saber decide di subentrare con un contratto di affitto di un anno e l’opportunità di esercitare un diritto di prelazione dopo dodici mesi di attività. La scadenza è fissata al 18 giugno di quest’anno, ma, solamente due giorni prima, viene annunciato il disinvestimento della multinazionale di New Delhi.

“Soltanto due giorni prima della scadenza del contratto – spiega Mauro Perino, Rsa della Cisl di Torino – l’amministratore delegato Dinesh Soin ha fatto sapere che non ci sarebbe stato un rinnovo per il 2012”. Il motivo? Il costo della cellulosa aumentato del 78% negli ultimi mesi, la lievitazione dei costi energetici e l’affitto dello stabilimento avrebbero un peso economico di quasi un milione di euro al mese e il bilancio della gestione Saber sarebbe addirittura in rosso di 8 milioni di euro. Sfumato l’interessamento della Saber, mercoledì scorso la Regione Piemonte ha siglato con lo studio La Croce di Milano un accordo per una cassa integrazione in deroga di 6-8 mesi che, per entrare in vigore, andrà controfirmata dal giudice del Tribunale di Lodi. “E in questi mesi – continua Perino – cercheremo un nuovo acquirente considerando che chi subentrerà alla Santalida potrà acquistare lo stabilimento al 50% del valore”. Intanto il presidio continua: “Questo è l’ultimo fortino del lavoro in una zona depressa da molti anni” insiste Casassa Sian. “In attesa di una risposta che dovrebbe arrivare la prossima settimana – conclude Perino –, si vive alla giornata. Ma non dimentichiamo che lavorare in una cartiera implica una professionalità di alto livello”. E 130 persone con questa professionalità sono un patrimonio comune da salvaguardare.

 

 

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