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Ultimatum europeo e lettere aperte degli attivisti, per la Tav si avvicina l’ora decisiva

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La battaglia sulla Tav, per ora, è epistolare. L’ultimatum europeo è arrivato mercoledì, sotto forma di una lettera spedita dal vicepresidente della commissione, Siim Kallas, al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, lo stesso che ieri aveva precisato la linea del governo italiano in materia di alta velocità: “Il ministro Maroni ha dato garanzie che l’opera partirà nei prossimi giorni. Non si possono ascoltare tutti i comitati di cittadini, altrimenti non si potrebbe realizzare nulla in Italia”. La risposta dei militanti No Tav è nelle lettere aperte scritte a Pierlugi Bersani, nelle parole della “nonna valsusina” che “rimprovera” Piero Fassino, nell’opposizione all’opera del presidio di Chiomonte.

L’ULTIMATUM DA BRUXELLES. Non è più tempo di rinvii, dunque: se entro il 30 giugno non saranno partiti i lavori alla Maddalena, non sarà stato approvato il progetto preliminare e non sarà stato rinegoziato l’accordo fra Italia e Francia, “vi è un rischio evidente che una parte sostanziale del finanziamento globale Ue di 672 milioni di euro andrà persa”, scrive Kallas. “La commissione – continua la lettera pubblicata dal Sole 24 Ore – mantiene il suo impegno a realizzare questo grande progetto di infrastruttura, ma è giunto il momento per i due beneficiari di impegnarsi a iniziare quanto concordato e da tanto atteso”.

“Vorrei ricordare che nel febbraio del 2011 a Budapest – scrive ancora il vicepresidente estone – i due governi beneficiari hanno riconfermato il loro impegno a soddisfare queste condizioni entro la fine del mese di giugno. La commissione ha dimostrato ancora una volta la sua flessibilità con l’accettazione di questo nuovo termine. In effetti, la data entro la quale le condizioni avrebbero dovuto essere soddisfatte è stata ripetutamente rinviata negli ultimi anni”. La commissione Ue ha poi velatamente “minacciato” l’Italia: “I progressi sulla Tav saranno cruciali per la possibilità di inserire la Torino-Lione nella futura proposta della commissione del core network“. Tradotto dal burocratico linguaggio di Bruxelles significa che l’opera rischia di essere cancellata totalmente dai programmi infrastrutturali dell’Unione Europea.

I “RAGASSI” DELLA VAL SANGONE. “Caro Bersani, sappia che – come lei direbbe insieme a Crozza – non siamo mica qui a raddrizzar banane: non siamo sfaccendati, ma persone che da anni stanno dedicando il proprio tempo a una lotta comune per il bene di tutti”. Si conclude così la lettera aperta che i comitati No Tav della Val Sangone hanno deciso di scrivere al segretario del Pd per chiedergli di “venire a confrontarsi con noi, ad ascoltare le nostre ragioni. Da vent’anni e più, migliaia e migliaia di persone presidiano, marciano, organizzano eventi, condividono studi, approfondimenti, così come momenti conviviali e di costruzione di un tessuto sociale improntato alla solidarietà: può un partito come  quello che lei guida non chiedersi perché? E più in generale, può un partito di centrosinistra permettere che al proprio interno si auspichi e si chieda a gran voce la militarizzazione di un territorio?”.

“LA MAGGIORANZA SILENZIOSA”. A muoversi sul fronte Alta Velocità sono anche coloro che si autodefiniscono “maggioranza silenziosa” a Chiomonte: in testa il sindaco di centrodestra Renzo Pinard, che ieri ha proposto l’organizzazione di una marcia per la legalità, perchè “è necessario che la maggioranza silenziosa che vive in questa valle si faccia sentire. Non si tratta di una marcia Sì Tav, ma di una manifestazione di contrarietà ai No Tav: in uno Stato democratico non è tollerabile accettare la sistematica violazione delle regole e delle leggi”.

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