Cronaca
65 avvisi di garanzia contro i NoTav: perquisiti il centro sociale Askatasuna e casa di Perino
Istigazione a delinquere, resistenza aggravata, interruzione di pubblico servizio e violenza privata: sono solo alcuni dei reati ipotizzati dalla procura di Torino nei confronti di 65 esponenti del movimento No Tav, tra cui il leader e portavoce a Condove, Alberto Perino (nella foto). Stamattina è stata perquisita la sua abitazione insieme a quella di altre quattro militanti: Giorgio Rossetto, Brando Ratti, Lorenzo Carieri e Damiano Piccione. Coinvolto nelle perquisizioni anche il centro sociale torinese Askatasuna. Gli episodi contestati vanno dagli scontri all’autoporto di Susa alla sassaiola contro operai e poliziotti del 23 maggio scorso.
LE PAROLE DEL LEADER. “È stato un altro autogol perchè hanno fatto arrabbiare la gente, che da oggi sarà ancora più determinata. Ci hanno fatto un favore”. Così Perino ha commentato la perquisizione. “Mi hanno portato via soltanto un’agenda su cui tenevo appuntati le spese del supermercato, gli appuntamenti dal medico e le volte che sono stato al presidio della Maddalena. Quando sono arrivati i poliziotti mi hanno detto che dovevano sequestrare tutto il materiale relativo ai No Tav e così ho mostrato loro un’intera stanza, visto che sono oltre 20 anni che mi occupo di questa battaglia. Ma alla fine si sono accontentati della sola agenda”. Perino ha poi concluso con una battuta: “Se mi mettono agli arresti domiciliari vorrà dire che ridarò il bianco in casa”. Secondo fonti vicine al movimento, le perquisizioni e gli avvisi di garanzia farebbero parte di una strategia “intimidatoria” per consentire agli operai delle ditte incaricate di avviare i lavori di recinzione dell’area di Chiomonte dove dovrà essere scavato il tunnel geognostico, propedeutico alla galleria internazionale di quasi 60 chilometri. Oggi alle 13 si terrà una conferenza stampa al presidio di Maddalena di Chiomonte, per fare il punto della situazione.
IL FRONTE EUROPEO. Nel frattempo da Lussemburgo arrivano le parole del viceministro alle Infrastrutture, il leghista Roberto Castelli che ha partecipato ieri, al posto di Matteoli, al vertice dei ministri europei dei Trasporti (dove non si è parlato di Alta Velocità ): “”Se i cantieri non si aprono entro la fine del mese, il rischio che salti tutto è concretissimo: è il governo che deve decidere se far rispettare l’autorità dello Stato”. “Il ministero dei Trasporti ha fatto tutto quello che doveva fare – ha sottolineato Castelli- non è più un problema nostro ma del governo in generale”. “Io e Matteoli non potevamo metterci l’elmetto e avviare i lavori, non è nostro compito – ha ribadito il viceministro – È una questione di ordine pubblico perché ci sono persone che con la violenza impediscono che i cantieri vengano aperti”. Tutto ciò mentre mancano solo due settimane alla scadenza comunitaria di fine giugno, mese entro il quale il cantiere deve essere aperto pena la perdita di 671mila euro di fondi europei.
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Il video della perquisizione da Perino
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