Spettacolo
A Venaria il rap cattivo di Fabri Fibra
Non è così facile immaginarsi Fabri Fibra alla Reggia di Venaria: sullo sfondo gli stucchi e le fontane, in primo piano le rime al veleno del rapper più graffiante che la scena italiana conosca. E’ un contrasto stridente, di quelli che possono piacere a uno come lui, il contrasto per antonomasia. Così sabato 18 lo vedremo sul palco, nell’ambito di Venaria Real Music, rassegna che tra giugno e luglio ospita grandi nomi della musica.
Fibra è uno di quegli artisti che non ammettono vie di mezzo: lo si ama alla follia oppure lo si detesta. Per qualcuno è la voce del libero pensiero, della realtà raccontata senza peli sulla lingua. Altri ritengono che i suoi album siano trovate commerciali, con banali provocazioni studiate ad arte per far notizia e vendere. Piaccia o no, di sicuro lui è un unicum nel panorama nazionale. Quando, sul finire degli anni ’80, i ragazzi italiani hanno scoperto il rap, lo hanno fatto soprattutto grazie a un “giovanotto” col cappellino e la “zeppola”, Lorenzo Cherubini. Ma quello era un rap all’italiana, bonaccione, da pacche sulla spalla e serate con gli amici. Poi il “giovanotto” è diventato grande e ha preso altre strade: la “zeppola” gli è rimasta, ma oggi si fa fatica a definirlo un rapper. Quella di Fibra, sulle scene dal ’94, è tutta un’altra storia. Lui è il rap cattivo, delle origini, dei ragazzi neri del Bronx: un cocktail di rabbia, insulti, dolore e solitudine. I suoi testi, spesso pesanti, non passano inosservati: negli anni hanno fanno infuriare decine di colleghi e preoccupato perfino alcuni giudici minorili (convinti che in quelle rime si nascondessero inviti alla mancanza di rispetto e alla banalizzazione del crimine).
Reduce da un inverno di concerti all’insegna del tutto esaurito, il rapper marchigiano approda a Venaria con il suo Controcultura tour. L’album omonimo, uscito a settembre 2010, è diventato in pochi mesi disco di platino e ha conquistato la vetta delle classifiche: un clamoroso successo. Alcuni pezzi sono diventati dei tormentoni, come Vip in trip con i suoi “politici italiani che, perepè qua qua, qua qua perepè”, o Tranne te. Per Fibra Controcultura, titolo emblematico, è una riflessione sul presente in Italia. Lo dichiara lui stesso nella lettera aperta che ha accompagnato l’uscita del disco: “Spero davvero che vi piaccia e che rappresenti qualcosa per chi, come voi, non è spettatore passivo della peggior cosa che può succedere quando un paese come il nostro si arrende: nulla”. La lettera, pubblicata in rete, ha suscitato molti commenti, piccole finestre sul mondo dei fan. Leggendoli si resta colpiti dal tono alto, che non somiglia affatto alla lingua sboccata e provocatoria delle canzoni: “Le persone che non hanno mai ascoltato rap non possono nemmeno immaginare quanto siano profondi i messaggi che mandi con i tuoi testi” e ancora “Riflettevo questa notte sul titolo del disco, la controcultura. Io non l’ho vissuta perché ho 23 anni e mi chiedo se oggi la vera controcultura non sia proprio la cultura”. Fan insospettabili che seguono rapper “intellettuali”? Certo, la musica è proprio un mistero.
I biglietti si possono acquistare on-line sul sito http://www.ticketone.it/ – Info www.venariarealmusic.it
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