Cultura
Quando la musica è un’eccellenza regionale: un’avventura chiamata banda
“La banda? Sì, quella che fa zumpa-zumpa”. Oppure, “guarda la banda dei ciucatùn”, entrata nell’immaginario piemontese: il numero di note intonate è inversamente proporzionale ai litri di alcol ingurgitati dai suonatori. Di luoghi comuni ce ne sono tanti, ma chi è convinto che banda sia sinonimo di musica dozzinale, o chi pensa sia roba da confinare nelle feste paesane e negli ospizi per anziani, forse dovrebbe ricredersi. Ecco una formazione composta da 130 elementi: un numero impressionante, che si ritrova solo nei complessi bandistici delle forze armate. Bene, tutti questi musicisti hanno un’età compresa tra i 13 e i 27 anni. E non sono che la punta di un iceberg. Parliamo della Banda Giovanile del Piemonte e, più in generale, di un progetto che ha coinvolto centinaia di ragazzi.
La storia. Tutto è iniziato con i festeggiamenti per Torino Capitale dei Giovani 2010: in quell’occasione è partito un progetto ambizioso, finanziato con fondi europei e intitolato Giovaninbanda. L’obiettivo era dare la possibilità a 1.000 ragazzi (provenienti dalle circa 200 bande piemontesi) di conoscersi, di condividere un’esperienza, di frequentare insieme laboratori tenuti da insegnanti d’eccezione (docenti di conservatorio, orchestrali della Rai e del Teatro Regio). Da questa avventura sono nate 7 formazioni provinciali (composte da 50 elementi ciascuna), all’interno delle quali sono stati ulteriormente selezionati i 130 elementi che compongono la Banda Giovanile del Piemonte. Un ruolo primario è stato svolto dall’Anbima (Associazione Nazionale delle Bande Italiane Musicali Autonome), che da anni lavora per mantenere viva una tradizione antica.
La banda. Ed eccola schierata questa formazione, pronta e attenta a captare i gesti del direttore, il maestro Paolo Belloli. Vedere insieme tutti i ragazzi, armati ciascuno del suo strumento, fa un certo effetto: sono una massa imponente. Non si tratta però di una formazione stabile: l’intento non è arrivare a risultati tecnicamente ineccepibili, ma creare un laboratorio in continua costruzione. Così i ragazzi di oggi saranno gradualmente sostituiti da altri, in un ideale passaggio di testimone. Il primo concerto della banda è stato un battesimo di tutto rispetto: a dicembre 2010 i 130 giovani, emozionatissimi, si sono esibiti nell’Auditorium Rai di Torino, una cornice prestigiosa, soprattutto per un ensemble di non professionisti. Ora, complici anche i festeggiamenti di Italia 150, il gruppo si prepara per un’estate di musica: il 2 luglio suonerà a Venaria, il 23 a Ghemme, mentre il 17 settembre si esibirà in piazza della Signoria a Firenze, durante un raduno bandistico nazionale (altra vetrina di qualità). Il repertorio è vario: spazia dalla grande tradizione operistica dell’800 a brani più recenti, scritti appositamente per banda e nati per esaltare le potenzialità degli strumenti a fiato.
Un futuro incerto. Con un recente ordine del giorno (prima firmataria Gianna Pentenero, Pd) la Regione Piemonte ha “adottato” la banda giovanile e si è impegnata a organizzare nel periodo di Italia 150 almeno un concerto in ogni provincia. Non solo: l’ordine del giorno prevede anche che le bande e le corali piemontesi siano considerate “gruppi di interesse regionale” e inserite in un apposito albo. L’iniziativa è accolta con soddisfazione dall’Anbima: “Suonare in banda non vuol dire solo far musica – spiega Ezio Audano, presidente regionale – Vuol dire imparare l’aggregazione, il rispetto degli altri, il riconoscimento del proprio ruolo. E’ un modo per colmare tante carenze dei nostri ragazzi e anche per unire le diverse generazioni”. Quello della Regione è un riconoscimento prezioso, ma per ora solo formale. Si sa, viviamo tempi di emergenza in cui è oggettivamente difficile racimolare qualche soldo, ma purtroppo la cultura non vive solo di protocolli e dichiarazioni. “Avendone la possibilità – conclude Audano – ci piacerebbe proseguire con il progetto Giovaninbanda, un’occasione per far sperimentare ai nostri ragazzi un tipo di aggregazione pulita e formativa. Ma purtroppo, una volta esauriti i fondi europei, ci siamo ritrovati a finanziamenti zero”.
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