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La paura degli operai Askoll: “Senza futuro”

Redazione Quotidiano Piemontese

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“Ho 51 anni, non mi prende più nessuno a me…” C’è paura del futuro nelle parole di Roberto Olmeo, operaio della Askoll di Moncalieri. Questo pomeriggio in Regione si è svolto l’ennesimo incontro, l’ultima speranza per il 208 lavoratori di non rimanere, da domani, senza lavoro. Il tira e molla sul futuro dell’azienda – che produce pompe per lavatrici per i maggiori marchi internazionali – e soprattutto delle famiglie dei lavoratori è stato lungo e sfibrante. L’ultima proposta della Askom, considerata irricevibile dai sindacati, prevede di salvare solo 33 dei 208 dipendenti (erano 400 nel 2008, 650 nel 2001). Per di più con contratti sociali, a 30 ore settimanali.

“Mia moglie lavora part time in un supermercato – continua Roberto – e abbiamo un figlio di 12 anni. Come facciamo?”. Ce n’è per tutti, nel racconto disperato di Roberto Olmeo: istituzioni (“ci avevano detto siamo con voi, e adesso dove sono finiti?) sindacati, azienda:
“Quando siamo andati a manifestare sotto la Regione, il 19 maggio in piazza Castello, dopo quattro ore i delegati sono scesi dicendo che c’era spiraglio,una speranza. Ci hanno detto che l’azienda aveva ritirato la cessata attività e proposto un anno di crisi. I sindacati ci hanno invitati a togliere il blocco come segno di disponibilità, e noi lo abbiamo fatto e siamo tornati al lavoro. Ma erano solo accori verbali, ma niente di scritto e firmato. Parlavano di un nuovo piano industriale per rivalutare la situazione, tutte balle. Il venerdì siamo tornati in azienda, sono subito arrivati i camion e hanno svuotato il magazzino, portato via tutto, perché il lunedì avrebbero dovuto pagare le penali alle case che aspettavano le consegne. Dopo una decina di giorni di lavoro, i delegati sono andati a verificare in Regione se era stata ritirata la chiusura dell’attività, ma non era così. E in magazzino non c’è più niente, chiunque può entrare a piacimento negli stabilimenti, non gliene frega più niente a nessuno. Oggi scade la cassa straordinaria, se oggi non ci sarà un accordo, siamo in chiusura. Ci aspetta un anno di cassa per chiusura, forze a zero ore, e poi?”

LA PRESA DI POSIZIONE DEL PD. Ieri è arrivato il durissimo comunicato dei democratici Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi: “La decisione di chiudere di fatto lo stabilimento Askoll di Moncalieri è inaccettabile. Siamo di fronte a un nuovo killeraggio, a uno scempio di posti di lavoro che cancella ogni prospettiva di futuro per centinaia di famiglie. La proprietà ha deciso di mantenere solo 33 dipendenti su 208, senza prevedere nessuna forma di incentivo all’esodo per gli esuberi, a differenza di quanto previsto per il sito di Asti. Ribadiamo il giudizio già da noi espresso all’ inizio di questa vicenda: un vergognoso episodio di pirateria ad opera di bancarottieri senza scrupoli che acquistano aziende, le svuotano e poi licenziano i lavoratori. Non si può spiegare diversamente la decisione di chiudere non una fabbrica decotta ma un’azienda con capacità produttive. Le istituzioni devono intervenire urgentemente a cominciare dalla Regione Piemonte a cui a suo tempo chiedemmo di convocare un tavolo di crisi. Il presidente Cota, oltre a promettere incentivi per gli under 30, dovrebbe interessarsi da subito per evitare che 175 lavoratori di Moncalieri perdano oggi il posto di lavoro. Chiediamo al gruppo regionale del Pd di incalzare il presidente e l’assessore Porchietto affinché quella dell’Askoll non sia l’ennesima morte silenziosa”.

Oggi è la volta del vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Placido: “Poche settimane fa ho incontrato i lavoratori della Askoll, mentre manifestavano davanti allo stabilimento di Moncalieri. In quell’occasione la Regione aveva garantito che avrebbe affrontato il problema, impegnandosi per cercare una soluzione a tutela dei lavoratori. Non è trascorso nemmeno un mese e ci ritroviamo oggi di fronte alla gravissima decisione della proprietà di chiudere di fatto lo stabilimento di Moncalieri, mandando a casa 175 lavoratori. Decisione ancora più preoccupante, se si considera che l’azienda, a differenza da quanto fatto per lo stabilimento di Asti, non abbia previsto alcun incentivo all’esodo dei lavoratori in esubero. E’ questo il risultato raggiunto dalla Regione? Chiediamo al presidente Cota e all’assessore Porchietto cosa è stato fatto fino a questo momento e cosa intendono a questo punto fare. Senza voler fare una lotta tra lavoratori, è indubbio che ci troviamo ancora una volta in una situazione in cui, in una fase di crisi che interessa più stabilimenti, si decide di chiudere quelli della provincia di Torino”.

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