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Cultura

Va in scena il confino di Gramsci, l’uomo che inventò il Pci

Davide Mazzocco

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Turi è la località barese dove Antonio Gramsci, fondatore nel 1921 del Partito Comunista Italiano, venne confinato a partire dal 1928. Antonio Tarantino – uno dei più apprezzati drammaturghi contemporanei – scrive un omaggio scenico al grande statista senza scivolare nel pietismo: con ben ventisei personaggi lo scrittore torinese anima un carosello verbale fatto di esagerazioni e nonsense che suscitano un effetto comico esplosivo. Spunta l’affresco di una triste Italietta, pusillanime, dominata da interessi personali, smanie di potere, violenza e indifferenza. La prigionia di Gramsci, recluso in una squallida cella, abbandonato da tutti e deriso da uomini disgraziati, è raccontata con humour pungente e amaro. Tutti coloro che sono in scena sono testimoni ma soprattutto vogliono raccontare la loro versione dei suoi ultimi anni, e nel fare questo deformano, storpiano e fanno violenza alla realtà, a partire dagli sproloqui di opposte correnti, dai fascisti ai comunisti. La sepoltura del politico, al termine di un’odissea di maltrattamenti e malattia, è sancita da un freddo meteorologico ma anche umano. Daniele Salvo dirige questo spettacolo portando lo spettatore «ad assistere al dramma come se fosse appena accaduto, come se il teatro, in questo caso, non fosse fiction, ma strumento di comprensione di fatti reali, di vita vissuta, evento unico ed irripetibile».

In scena al Maneggio della Cavallerizza Reale martedì 24 e mercoledì 25 maggio alle ore 20:45 lo spettacolo Gramsci a Turi è diretto da Daniele Salvo e interpretato da Michele Maccagno, Pasquale Di Filippo, Gianluigi Fogacci e Marco Bonadei. Biglietto: intero 16 euro, ridotto 13 euro.

 

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