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Piemonte

“Il Pdl ha fallito”: cresce la fronda anti-G mentre i vertici rinviano l’incontro con i “ribelli”

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“Il Pdl ha fallito”. Il manifesto degli anti-G (Ghigo&Ghiglia) parte da queste chiare parole: “È evidente che la causa del pessimo risultato elettorale non sia da attribuirsi esclusivamente alla scelta del candidato, che anzi ha fatto una buona campagna elettorale. Il vero problema del centrodestra torinese e regionale sono invece i vertici che da Roma ci hanno imposto e che in questi anni hanno fallito”. A pochi giorni dall’inizio della raccolta firme, la petizione degli eretici pidiellini tocca quota 187 e continua a crescere quotidianamente. A gettare benzina sul fuoco arriva anche il rinvio a data da destinarsi dell’incontro tra i vertici del Pdl piemontese e la fronda interna che era stato fissato per lunedì 23: verrà tenuto dopo i ballottaggi del 29 e 30 maggio.

IL “M’ACCUSE” CHE MANCA. Per rendere più chiara la loro posizione, i due leader della frangia anti-G, i consiglieri regionali Gian Luca Vignale e Roberto Boniperti, hanno messo nero su bianco (e online) il loro malumore: “Chiunque di fronte ad un dichiarato fallimento avrebbe messo nelle mani del partito le proprie dimissioni aprendo un confronto cittadino e regionale, convocando eletti ed elettori e finalizzato a capire come ricucire strappi che oggi sembrano voragini. Invece le uniche risposte che abbiamo ricevuto sono quelle che oggi si leggono sui giornali: nessuno ha intenzione di fare un m’accuse“.

TOCCATO IL FONDO, SI CONTINUA A SCAVARE. Gli anti-G arrivano a guardare con nostalgia a uno dei candidati peggiori della storia del centrodestra torinese: “Se credevamo di aver toccato il fondo con la candidatura di Buttiglione, ora dobbiamo ricrederci e anzi se avessimo raggiunto quel 23 per cento delle comunali di cinque anni fa, avrebbe avuto quasi il sapore della vittoria”. La colpa è solo dei vertici, di Enzo Ghigo e di Agostino Ghiglia, di Roma, dell'”arroccamento in corso Vittorio” (sede torinese del Pdl): “Hanno fallito nell’impegno da una parte di rinnovare il partito e dall’altra di mantenere unite le diverse anime che prima popolavano Forza Italia e Alleanza nazionale”.

SOTTO LA MOLE, UN NUOVO PDL. Ma da cosa deve ripartire il Popolo della libertà? “Chiediamo un partito radicato sul territorio che sappia dialogare con la società e con ogni singolo elettore e che soprattutto, essendo in maggioranza a livello sia nazionale  che regionale, sia in grado di dare risposte ai cittadini e pretendere un cambio di passo sull’azione governativa. In sintesi chiediamo un partito vero, che torni tra la gente e sappia valorizzare tutte le varie e importante anime che popolano il centrodestra”.

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