Cultura
Rizzo e Stella, un libro per non dover piangere sui cocci del Belpaese
Quando Ernesto Ferrero presenta, con la consueta eleganza, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella propone di farli “santi subito”. Il tandem giornalistico giunto con Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia al terzo libro-inchiesta sulla malapolitica e i suoi effetti stavolta si è concentrato sull’incuria criminale con la quale si stanno sperperando i patrimoni artistici, culturali e paesaggistici che sino al 1970 facevano del nostro Paese il primo al mondo per numero di visitatori. Già, perché, statistiche alla mano, quarant’anni dopo siamo soltanto quinti. La Francia dopo averci inseguito per decenni attualmente ha il doppio dei nostri ingressi. In Italia il turismo incide per il 5,68% sul Pil, un dato preoccupante se pensiamo che in Portogallo la percentuale è dell’11,67% e in Turchia addirittura del 12,21%. Pur essendo molto lontana dal 50% di siti dell’Unesco annunciato dal premier Silvio Berlusconi nelle sue pubblicità, l’Italia con 45 luoghi (poco meno del 5% del totale) resta il primo paese al mondo per quanto riguarda il patrimonio culturale protetto. Ogni giorno, insomma, noi italiani camminiamo nel bel mezzo di una miniera d’oro senza nemmeno accorgercene. L’Appia antica, la più bella e intatta via consolare di Roma antica è interdetta a tutto il traffico automobilistico tranne alle auto blu dei politici che la usano per raggiungere l’aeroporto di Ciampino evitando così i fastidiosi ingorghi della viabilità ordinaria. Roma è la capitale anche delle occasioni mancate e dei paradossi. Un esempio? Ogni anno di chiusura della Domus Aurea vuol dire un milione di euro di biglietti non venduti. E quanto basterebbe per metterla in sicurezza? Un milione e mezzo di euro, esattamente un milione in meno di quanto è stato speso per un tunnel sotterraneo fra due edifici romani della Presidenza del Consiglio atto ad evitare che gli impiegati si bagnassero nei giorni di pioggia. Il duo continua con il vivace e ironico Stella supportato da Rizzo che fa da spalla. Sullo schermo scorrono le immagini della Badia a Rofeno di Asciano (Si), dove l’imperizia di un architetto ha fatto crollare un campanile che resisteva da mille anni, oppure della Cittadella di Alessandria, delle Cascine medicee di Tavola, della Reggia Borbonica di Cardiello o della Leri Cavour di Trino Vercellese assediate dalla vegetazione. D’altronde, come sostiene l’illuminato governatore veneto Luca Zaia, “è una vergogna pensare di spendere 250 milioni per quei quattro sassi di Pompei”. Ecco, meglio costruire edifici nuovi come sul Monte Pellegrino di Palermo, a Casalnuovo (dove un intero quartiere è abusivo), a Castelvolturno, Ischia o Triscina dove le case abusive, costruite a ridosso della spiaggia, sono ben 5mila. E le mafie ringraziano. “Parlando del Sud Goethe, uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, spiegava come gli mancassero i mezzi per descrivere tale bellezza. Ora mancano le parole per descriverne gli scempi” dice Stella che sottolinea come gli abusi edilizi avvengano anche in Padania. Già perché in Italia, in tutta Italia, ci sono 161 ettari di cemento in più ogni giorno, l’equivalente di 250 campi da calcio. Il poeta Zanzotto dice che si è passati dai campi di sterminio” della Seconda Guerra Mondiale allo “sterminio dei campi”. Poi quando sul maxischermo compare l’immagine di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato dalla camorra per la sua opposizione agli abusi edilizi, fra il pubblico si diffonde un sentito e accorato applauso.
Il teatro dell’assurdo continua con l’area archeologica di Ravanusa che nel 2009 ha avuto dieci persone a libro paga (340mila euro di stipendi) a fronte di un solo visitatore. Una delle note più dolenti è sicuramente Pompei. Lì sono stati compiuti alcuni fra i più atroci delitti ai danni del nostro patrimonio artistico. Invece di concentrare le risorse sulla messa in sicurezza della Schola Armaturarum, il governo ha speso 102.963 euro per censire i 55 cani randagi che si aggirano fra le rovine. “Ma come si fa un censimento dei cani? Gli si chiede il nome e questi dicono ‘bau’?” si chiede Stella. Si ride per non piangere. Per la cronaca, il teatro di Pompei è stato restaurato con cemento armato a vista. Ma il colmo, in questa Italia a pezzi (fisicamente ed eticamente) è forse il sito www.italia.it che a fronte di un costo di 9 milioni di euro è classificato al 184.594esimo posto nel mondo. Fino a qualche tempo fa cliccando sulla sezione pensata per i turisti cinesi ci si trovava di fronte a una mappa dell’Italia con Bologna ben evidenziata e le direttrici verso le altre città italiane tracciate come nuove vie consolari. “Un golpe di Bersani’” scherzano i due. No, molto semplicemente, i nove milioni di euro non sono stati sufficienti per differenziare il sito del Governo da quello della Regione Emilia Romagna. Un bel copia incolla, insomma. Anche se qualche esempio virtuoso c’è. Il gioco del “prima” e “dopo” architettato da Rizzo e Stella ha in Venaria Reale l’unica nota ascendente di un viaggio nel degrado del paesaggio. E per rispondere preventivamente all’accusa più idiota e abusata degli ultimi anni secondo la quale parlare dei mali dell’Italia significa parlare male dell’Italia, il duo cita Curzio Malaparte, un intellettuale di destra: “Un popolo sano e libero, se ama la pulizia, i panni sporchi li lava in piazza”.
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