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Cultura

Diario del Salone del Libro: giorno 4°

Davide Mazzocco

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Massimo il Saggio, all’anagrafe Gramellini, inesauribile erogatore di buonsenso a 360°, ha presentato ieri il libro La Patria bene o male. Almanacco essenziale dell’Italia unita in 150 date la raccolta degli articoli pubblicati su La Stampa insieme a Carlo Fruttero. Nel libro sono stati privilegiati gli aspetti meno conosciuti della storia unitaria e, inevitabilmente, è emerso prepotentemente il ritratto di un popolo: “Al lettore salta subito all’occhio come, in realtà, questa nostra Patria non sia mai cambiata. Gli italiani a differenza degli altri popoli europei hanno un grande rispetto per ciò che è privato e poca attenzione per ciò che è pubblico”. Ma Gramellini rincara la dose, se qualche cambiamento c’è stato è stato di segno negativo: “Fino agli anni ’80, infatti, una certa ipocrisia borghese faceva sì che certi vizi venissero tenuti nascosti, oggi è anche cambiato il senso della vergogna. Ed essere ignoranti, volgari, trasgredire senza farsi beccare è diventato un pregio e non una cosa di cui vergognarsi. E tutto questo lo abbiamo chiamato libertà”.

Non molto distante da questa riflessione è stato l’intervento dello storico Giovanni  De Luna che nella sua lectio magistralis è partito da una domanda postagli dai suoi studenti: “Professore che ci guadagniamo a essere italiani?” Alla triste realtà di una cittadinanza “formato bancomat” De Luna oppone una nuova “religione civile”, uno spazio condiviso nel quale la cittadinanza possa ritrovare i valori che hanno sempre legittimato le istituzioni, la competizione politica e il senso civico. Secondo De Luna il fascismo e la Democrazia cristiana hanno mutuato dalla religione cattolica il mito del “buon padre di famiglia” traducendolo nella figura del leader. La terapia a questa malattia cronica degli italiani non può che essere una religione civile che abbia nel pieno riconoscimento della Costituzione e del Presidente della Repubblica le uniche istituzioni in grado di rappresentare una guida morale e politica.

Lunghe code in biglietteria e un probabile nuovo record di affluenza hanno caratterizzato il week end. Molto l’interesse dimostrato dal pubblico nei confronti delle piccole realtà editoriali indipendenti. Historica Edizioni è uno dei progetti più interessanti nel vivace panorama nazionale, il suo titolare, Francesco Giubilei, è, infatti, il più giovane editore d’Europa. Nato nel 1992 si è buttato in quest’avventura tre anni fa, quando ancora frequentava il liceo scientifico. Dopo aver pubblicato per la prima volta a 13 anni ha deciso di produrre libri in prima persona. Narrativa, saggistica, cahier di viaggio e cinema sono le quattro direttrici sulle quali il giovane studente (ora all’Università di Roma tre) prosegue la sua avventura con il socio Giorgio Regnani. Nei 40 libri presenti in catalogo vi sono anche alcuni autori piemontesi come Andrea Malabaila (Chi ha ucciso Bambi), Remo Bassini (Tamarri) e Fabio Zanello autore di La scrittura dello sguardo, corposo e interessante saggio sul regista Brian De Palma. Molto attiva sul web, al Salone del Libro, in collaborazione con Otto Editore, Historica ha presentato due libri in formato Ebm (Enhanced book) che racchiudono testo, voce recitante, musica e video riproducibili su Pc, prodotti Apple e Smartphone.

Zandonai è una casa editrice di Rovereto (Tn) che guarda con interesse all’Est Europa una zona che, a detta dell’editore, possiede “una scena letteraria ricca che è stata un po’ messa da parte dal nostro mercato oppure tradotta male”. Nel Centenario della morte del torinese Emilio Salgari, viene pubblicato il Suppliziario salgariano curato da Santi Urso. Usa invece i toni del noir il piemontese Gian Conti che ha diversi libri in catalogo con l’editore tridentino che al salone ci è venuto con tre titoli forti: Strade di notte di Gajto Gazdanov, Il libro dei mestieri di Bora Cosic e Fino all’ultimo respiro nel quale il noto attore Rade Šerbedžija racconta la sua vita di attore fra i teatri dell’ex Jugoslavia e le megaproduzioni hollywoodiane.

 

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