Ambiente
Post-olimpico: la montagna dimenticata. Una mozione per rinascere
Cinque anni dopo è diventato tutto tremendamente più difficile. I Giochi Olimpici di Torino 2006 sono un ricordo quasi pallido e i nodi strutturali di un’eredita, gestita a singhiozzo, stanno emergendo nella loro drammatica realtà. Se gli impianti di pianura reggono l’urto grazie agli investimenti del nuovo socio americano, quelli di montagna, Cesana Pariol, Pragelato Plan, ma non solo anche Pinerolo e Torre Pellice, soffrono della mancanza di manutenzione e progetti di lungo periodo. Troppo poco è stato fatto in questi cinque anni. Alcune importanti tappe di coppa del mondo e d’Europa, sull’onda dell’olimpiade e i campionati mondiali di slittino del gennaio scorso che hanno chiuso formalmente il quinquennio post Torino 2006. In particolare i trampolini e il comprensorio di Pragelato soffrono di mancanza di progettualità. Manca tutto compresa la sicurezza dell’impianto dove chiunque può accedere con facilità. Soprattutto non ci sono i soldi per le più elementari opere di mantenimento e contenimento delle nevi d’inverno per esempio.
Un tesoretto di 80 milioni (40 +40) da utilizzare in Piemonte
Sono soprattutto i soldi, che esistono e sono stati accantonati, che mancano per uscire dalle secche di tante e troppe falle che i Comuni non riescono a gestire nella manutenzione e nel rilancio degli impianti. E le risorse finanziare, una sorta di tesoretto ben custodito dall’Agenzia Torino 2006 ci sarebbe quasi 80 milioni di euro, che se sdoganati, con un’azione di lobby piemontese trasversale in Parlamento, secondo gli intendimenti dei deputati Giorgio Merlo e Stefano Esposito del Pd, potrebbero essere decisivi per rilanciare lo sport e il turismo nelle Valli olimpiche e dunque dare linfa concreta al progetto lanciato dall’Assessore regionale Alberto Cirio, di costruire la “Coverciano delle neve”. L’estremo tentativo di scuotere dal torpore i parlamentari piemontesi e le istituzioni in particolare la Regione e la Provincia di Torino,all’interno delle quali convivono opinioni diametralmente opposte, è la mozione parlamentare. Un atto che dovrebbe stanare soprattutto coloro che promuovono l’ipotesi di abbattere gli impianti di Cesana (pista di bob-slittino e skeleton) e i trampolini di Pragelato, e contribuire a sostenere, in primo luogo i sindaci che stanno tentando la strada del consorzio per unire le forse, che invece vorrebbero un rilancio di lungo periodo. Una mozione parlamentare per mettere a disposizione degli impianti olimpici di montagna i soldi necessari a scongiurare il loro progressivo abbandono: è questa l’atto annunciato dagli onorevoli Esposito e Merlo. “Bisogna destinare immediatamente ai siti post-olimpici i 40 milioni avanzati dalle Olimpiadi invernali del 2006 che giacciono inutilizzati su un conto corrente e che rischiano di venire dirottati altrove, ovvero, in modo del tutto legittino, alla candidatura olimpica di Roma 2020. E’ un rischio molto concreto. Questi soldi devono essere dati alla Regione affinché li metta a disposizione dei Comuni con l’obiettivo di sfruttare al meglio l’eredità olimpica ed evitare la chiusura degli impianti di montagna. La Regione aveva presentato il progetto della “Coverciano della neve’” dopodiché è sceso il completo silenzio e dal Presidente Cota non abbiamo sentito più una sola parola.
Ultima chiamata per gli impianti di Cesana e Pragelato
Le responsabilità della Regione sono evidenti. La mancanza di una iniziativa politica per ottenere fondi e stanziamenti rischia di gettare nell’abbandono le strutture olimpiche e di impoverire la stessa offerta turistica. Per questo auspichiamo che la Mozione venga sottoscritta dai parlamentari di tutti gli schieramenti. Purtroppo si sta facendo davvero tutto il possibile per destrutturare il sistema postolimpico e far fuggire i soci americani. E ogni giorno assistiamo a una nuova indagine giudiziaria, …”, da quelle relativa alle gare d’appalto nella gestione del Parcolimpico al problema dell’amoniaca della pista di Pariol. Secondo il Sindaco di Pragelato Giovanni Arolfo la “situazione è drammatica e constatiamo da tempo una incapacità totale di governo del postolimpico. Gli impianti sono abbandonati al degrado. Quello di Pragelato, per esempio, necessiterebbe di una rete di protezione per impedire lo scivolamento del manto nevoso, ma tutte le richieste in tal senso sono cadute nel vuoto. Spesso ricevo mail da cittadini anche stranieri che mi chiedono se è possibile recuperare parti o pezzi dell’impianto”. I tempi sono strettissimi e non aiutano la fragilità del Coni e delle federazioni sportive e la mancanza di una visione politica autorevole in grado di rilanciare i comprensori sportivi di Torino 2006. Se entro maggio non ci sarà questa decisione in favore del Piemonte la possibilità di perdere l’impianto di Pragelato sarà una realtà. Si perderebbero così le già avviate collaborazioni con le federazioni straniere e le squadre più importanti del circuito mondiale (Austria, Francia, Finlandia, Svezia, Svizzera ecc.) che sarebbero molto interessate ad utilizzare l’impianto italiano come sede di allenamento. Se la mozione dovesse cadere nel vuoto e la maggioranza votasse contro trionferanno le lobbies trentina e lombarda e soprattutto inizierebbe il declino inesorabile degli impianti olimpici e la definitiva fallimentare gestione del post-olimpico con gravi colpe politiche da distribuire tra i politici piemontesi in Parlamento, i governi degli Enti locali dalla Regioni, alla Provincia e ai Comuni che si troverebbero a gestire il crollo.
La risposta dell’assessore Cirio
“Che a fare le pulci a questa Giunta, insediatasi da appena un anno, sia il centrosinistra, che ha governato per cinque dimenticandosi totalmente del post-olimpico, è quanto meno curioso – commenta l’assessore allo Sport e Turismo della Regione Piemonte – In passato è infatti mancato sia un progetto di prospettiva per gli impianti olimpici, che l’attenzione alla loro manutenzione quotidiana. Incuria che ha portato a danni strutturali, saccheggi e al degrado di un patrimonio costato centinaia di milioni di euro. Noi, al contrario, in meno di un anno, abbiamo proposto un progetto concreto, fattibile e pianificato anche nei costi. L’idea della ‘Coverciano della neve’ è nata per rilanciare l’eredità infrastrutturale lasciataci dai Giochi del 2006, con la consapevolezza che questi impianti, per il loro livello, non hanno eguali in Italia e in Europa. Quindi, ringrazio l’on. Esposito per la sollecita attenzione con cui dà stimolo costante a questa importante partita, ma gli ricordo anche i cinque anni di totale oblio (cioè da un anno prima delle Olimpiadi? ndr) della giunta di centrosinistra che ci ha preceduto. Quello della Coverciano della neve è un progetto serio e ambizioso, che però la Regione non può realizzare da sola. Per fare squadra, al di là di qualunque colore politico, lo abbiamo condiviso con i Comuni olimpici e con i privati che hanno in gestione le strutture, invitando anche tutti i parlamentari piemontesi a dare il proprio fondamentale supporto, in particolare in sede romana. Abbiamo lavorato a ritmi serratissimi e siamo già riusciti a fissare e definire i due passaggi che sono assolutamente necessari: un’investitura istituzionale, che il 13 maggio chiederemo ufficialmente al presidente del Coni Petrucci, invitato da noi a Torino con tutto il direttivo nazionale. E poi risorse certe: grazie all’intervento del senatore Ghigo, mercoledì prossimo incontreremo il sottosegretario Letta al quale solleciteremo lo sblocco dei fondi residui dell’Agenzia Torino 2006 (peccato che, al di là delle polemiche politiche sollevate da Cirio, le stesse richieste siano state avanzate per 5 anni dalla Giunta Bresso, con tanto di promesse reiterate sulla soluzione del problema, ndr). Fondi che, una volta sbloccati, sarebbero disponibili subito per lo start up del progetto e per il rilancio delle nostre vette olimpiche, dove, ci tengo a ricordarlo, fra due mesi porteremo in ritiro la Juventus, garantendo al territorio tra le 30 e le 40 mila presenza turistiche. Tutto questo a dimostrazione di un’attenzione ed un impegno fatto di azioni concrete e soprattutto di idee ben chiare per il futuro”.
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