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Economia

Fiat male in Europa: -20%. Il problema è vendere auto, più che la flessibilità degli operai

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Oltre alla Fiom si ci mette anche il mercato. Chissà se avrà pensato questo, Sergio Marchionne, leggendo i dati di vendita diffusi lunedì dall’Acea (European Automobile Manufacturers’ Association) che vedono un crollo verticale delle vendite Fiat: – 20% in Europa ed una quota di mercato scesa al 6,7% (dal 7,9 di un anno fa). Certo, la casa torinese ha seguito il trend negativo dell’intero continente (in contrazione del 4,7% rispetto al 2010), ma il pessimo andamento del mercato auto italiano va letto soprattutto come un campanello d’allarme per le politiche del manager italocanadese.

IL BICCHIERE MEZZO VUOTO. È del tutto evidente, infatti, come la crisi della Fiat sia imputabile in larga parte alla mediocrità dei prodotti (se si fa eccezione per 500 e Panda) e alla non brillantissima immagine che il marchio si porta dietro dopo anni di auto scadenti. La colpa non è tutta dunque degli operai – che saranno pure  dei “privilegiati” rispetto ai colleghi europei (ma la Germania dimostra il contrario) – se a un anno circa dalla presentazione di Fabbrica Italia non esiste ancora uno straccio di progetto industriale serio, concreto. Così come non è colpa della Fiom se – troppo impegnata nel fondersi con la Chrysler e nel progettare una Mole a Detroit – senza ecoincentivi governativi la Fiat non vende. Già, perchè una delle cause prime di quel – 20% europeo è il fatto che nel 2010 la casa torinese beneficiava in maniera molto evidente (e per l’ultimo mese in Italia) degli incentivi “verdi” attuati da numerose nazioni nel continente. Nel primo trimestre del 2011 Fiat Group Automobiles ha così immatricolato 264mila vetture, il 19% in meno rispetto allo stesso periodo del 2010 per una quota del 7,2%, in calo di 1,5 punti percentuali.

IL BICCHIERE MEZZO PIENO. In questo panorama grigio, gli analisti vedono una speranza di nome Alfa: il brand del biscione si conferma infatti il marchio con la maggior crescita in Europa, sia in marzo (+65,3%), sia nel trimestre (+49,4%). Apprezzata è la nuova Giulietta, che sta registrando incoraggianti dati di vendita. Speriamo non si tratti della classica eccezione che conferma la regola. Anche dal punto di vista degli utili previsti il bilancio non dovrebbe essere disastroso, con dati stabili o in lieve ribasso. Fiat spa, con le sue attività nelle auto e nei componenti, dovrebbe chiudere il primo trimestre 2011 con un utile di 245 milioni di euro, la divisione auto Fga dovrebbe attestarsi a 140 milioni, Ferrari e Maserati a 60 milioni. L’utile netto del gruppo dovrebbe toccare quota 75 milioni. Risultati positivi arrivano inoltre dalla Germania (dove i volumi crescono del 9,2%) e soprattutto da alcuni mercati minori: in Olanda la Fiat registra un +85,9% e ottiene una quota del 9% rispetto al 6% del 2010.

UN PROBLEMA CHIAMATO SINDACATO. Come se non bastassero i dati europei negativi, Marchionne deve ancora risolvere alcuni problemi domestici targati Fiom. Mentre l’azienda infatti ha recentemente confermato la sua posizione sullo stabilimento ex Bertone (con il solito giochino-ricatto, stile Pomigliano/Mirafiori) e attende la decisione delle Rsu (Rappresentanze sindacali di stabilimento) sulla proposta di applicare l’accordo anche allo stabilimento piemontese, la Fiom-Cgil ha reso noto ieri come l’azienda abbia comunicato alle Rsu la decisione di avviare la procedura per richiedere la cassa integrazione straordinaria alle Presse di Mirafiori. Nell’intenzioni della Fiat la cassa dovrebbe partire il 16 maggio per concludersi il 15 maggio del 2012. “Come da tempo sospettevamo – ha dichiarato Edi Lazzi, responsabile della V Lega del sindacato – lo spettro della cassa integrazione straordinaria si è materializzato. Anche in questo caso, sono mesi che la Fiom denuncia una situazione disastrosa: l’accordo separato della Carrozzeria non ha risolto nulla e anzi i lavoratori di Mirafiori sono quasi tutti in cassa integrazione straordinaria”.

AL DI LÀ DELL’OCEANO. Chrysler (leggi Fiat) intanto avrebbe scelto le quattro banche americane per guidare il rifinanziamento dei debiti verso i governi di Stati Uniti e Canada: Morgan Stanley, Citigroup, BankAmerica e Goldman Sachs. L’azienda dovrebbe annunciare a fine aprile i risultati del primo trimestre 2011. Intanto la casa torinese si prepara a far sbarcare la 500 in Cina: in una recente intervista Lorenzo Sistino, responsabile delle Operazioni internazionali, ha dichiarato che il gioiellino (l’unico, visti i dati europei) della casa torinese servirà per “rompere il ghiaccio” in un mercato in crescita come quello asiatico.

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