Ambiente
Bioetanolo di seconda generazione a chilometro zero: il primo impianto nel vercellese
Nasce ufficialmente a Crescentino (Vercelli) quello che finora è l’unico impianto al mondo per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. La prima pietra del complesso è stata posata il 12 aprile nel corso di una cerimonia cui erano presenti il vicepresidente della Regione Piemonte, Ugo Cavallera, il senatore di Chivasso Andrea Fluttero (Pdl), segretario della commissione ambiente, e Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. L’impianto produrrà 40mila tonnellate all’anno di bioetanolo, sufficienti a coprire i consumi di 6800 automobili. Una scommessa che sorgerà nell’area ex Teksid, dove prima c’era una fabbrica siderurgica e oggi solo un grande scheletro circondato da campi.
LA CHIMICA VERDE. Il progetto è assolutamente sostenibile: non sfrutta infatti coltivazioni agricole ma canne comuni da fosso (arundo donax), materiali di scarto dell’agricoltura (stocco di mais, paglia, paglia di riso) e pioppi da biomassa. L’obiettivo resta quello di impiegare terreni improduttivi con la filosofia del Km 0: la canna, oltre a possedere una significativa capacità di sequestro di CO2, è infatti in grado di crescere su terreni marginali, con basso consumo di acqua e fertilizzanti. La parte lignea non convertibile sarà inoltre riutilizzata come combustibile per gli impianti di generazione elettrica. La biomassa secca ricavata dai terreni locali (entro un raggio di 40 chilometri) verrà così immessa nell’impianto, già testato con un progetto pilota in provincia di Alessandria: nel corso delle varie fasi, le fibre lignocellulosiche verranno pretrattate e destrutturate, separando le componenti principali. In seguito verranno idrolizzate in zuccheri, grazie a enzimi ad alta performance, e infine gli zuccheri verranno fermentati in etanolo.
I FINANZIATORI. Per mettere a punto questa tecnologia ci sono voluti cinque anni di ricerca, con le sinergie di 10 istituti universitari (tra cui il Politecnico di Torino) e 100 ricercatori, e un investimento di 120 milioni di euro (a cui si è aggiunto un finanziamento di 12 milioni da parte della Regione). La maggior parte dei soldi li ha messi la Mossi&Ghisolfi, una multinazionale con base a Tortona (Alessandria) leader nella produzione di Polietilene tereftalato (Pet), con un volume d’affari di 3 miliardi di dollari nel 2010.
IL FUTURO RINNOVABILE. Secondo le direttive dell’Ue entro il 2020 almeno il 10% dei combustibili per autotrazione dovrà provenire da fonti rinnovabili. Una disposizione normativa che crea una domanda di mercato stimata, per la sola Italia, in 1,5 tonnellate di bioetanolo. Coltivare anche solo il 3% dei terreni marginali italiani con l’arundo donax permetterebbe al nostro paese di centrare in pieno gli obiettivi di Bruxelles. Tutto ciò offrendo al consumatore un prodotto economicamente molto più conveniente della benzina.
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