Cronaca
La prescrizione breve passa alla Camera, a Torino 750 processi a rischio
“Una sconfitta per lo Stato”, l’ha definita il presidente dell’Anm Luca Palamara. Un passo verso “l’abisso” per il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Il voto di ieri sulla prescrizione breve segna uno spartiacque nella vita politica e giudiziaria del Paese, tra un presente dove alcuni processi saltano e si sentono solo i respiri di sollievo di una parte d’Italia (le persone assiepate fuori dai tribunali con i palloncini “Silvio resisti”), e un inevitabile futuro fatto di conflitti istituzionali e manifestazioni di piazza. Fatto sta che adesso la parola passa al Senato, dove la maggioranza è più coesa e il rischio minore. Ieri la Camera ha approvato il testo con 314 voti a favore e 296 contrari, in una giornata parlamentare convulsa che gli italiani hanno potuto “ammirare” in diretta tv. Manca poco dunque perchè la prescrizione breve diventi realta: ma quanto inciderà realmente sui processi in Piemonte?
IL TESTO. Il meccanismo previsto nella legge accelera i tempi della prescrizione, ma soltanto per gli incensurati e soltanto nel primo grado dei processi. Chi al momento dell’entrata in vigore del testo avrà appena varcato la soglia dell’appello, non importa se con alle spalle una condanna o un’assoluzione, non potrà perciò usufruire dello “sconto”. Secondo il ministro Angelino Alfano, i processi penali a rischio sarebbero lo 0,2% del totale (confermando così, secondo l’opposizione, di come si tratti di un provvedimento ad personam). Considerando che stiamo parlando di 3 milioni e 300mila processi all’anno, e che si prescriveranno già 170mila processi, l’effetto sarebbe di 7mila processi destinati a finire nel nulla. All’opposto, il Csm nei giorni scorsi ha licenziato un parere molto critico, definendo il provvedimento una “sostanziale amnistia”.
La prescrizione decorre dalla scoperta del reato, non dall’inizio del processo. La nuova norma, come detto, si applicherà solo ai processi in corso non ancora arrivati a una sentenza di primo grado: come il processo Mills, nel quale Berlusconi è imputato per corruzione. Molti altri processi avranno invece meno tempo per concludersi in appello e in Cassazione. Ecco perchè alle cifre di Alfano andrebbero aggiunti tutti quei procedimenti giudiziari che termineranno anzitempo nei gradi successivi.
A TORINO. Sarebbero 750 i processi a rischio sotto la Mole, molti dei quali di grande rilievo. Sicuramente il processo per bancarotta che riguarda i titolari dello storico ristorante Del Cambio; e poi lo scandalo doping alle Olimpiadi invernali del 2006, con dieci tra atleti e allenatori austriaci accusati di avere usato ormoni proibiti per trasfusioni di sangue. Non dovrebbero essere a rischio, invece, il processo Thyssen e quello Eternit. Finora il pm Raffaele Guariniello non si è espresso in merito. Ieri l’Italia dei Valori ha comunque diramato una dura nota in cui definisce sostanzialmente salvi (grazie alla nuova norma) anche gli imputati coinvolti in questi due processi.
THYSSEN. Le richieste finali pronunciate il 14 dicembre 2010 al termine di una maxi-requisitoria sono di sei condanne per quasi 80 anni di carcere complessivi: per l’ad Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale (16 anni e 6 mesi) e per altri cinque dirigenti, imputati di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche (13 anni e mezzo per quattro di loro e 9 per uno solo dei dirigenti). Le prossime udienze sono previste per mercoledì 13 e venerdì 15 aprile. Già nella mattina del 15 aprile la Corte d’Assise si riunirà in Camera di consiglio per preparare la sentenza di primo grado.
ETERNIT. Anche il processo Eternit, secondo l’Idv, sarebbe a rischio. Ma anche in questo caso la sentenza potrebbe arrivare prima che il Parlamento riesca a licenziare il testo definitivo sulla prescrizione breve. Il maxi processo torinese riprenderà infatti il prossimo 14 giugno 2011. L’amianto (fuorilegge dal 1992) ha colpito migliaia di persone a Casale, a Cavagnolo, a Rubiera, a Bagnolo, tutti stabilimenti della società Eternit. Gli indagati (lo svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier, 87 anni) sono accusati dalla procura di Torino di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure anti infortunistiche.
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