Piemonte
Un ricorso al Tar per l’election day, ovvero un risparmio di 350 milioni e la ‘vera’ democrazia
Sono stati illustrati oggi a Torino i ricorsi presentati presso il Tar del Lazio e presso la Corte costituzionale dai comitati referendari contro la decisione del governo di non accorpare nella stessa data le prossime elezioni amministrative e le consultazioni referendarie sulla privatizzazione dell’acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento.
“La decisione del governo è particolarmente grave – ha spiegato Roberto Placido, presidente del comitato referendario Siacquapubblica, che ha presentato il ricorso al Tar del Lazio, di cui domani è prevista la prima udienza – perché questa separazione del voto costerà ai cittadini italiani una cifra intorno ai 350 milioni di euro. Potevano essere risparmiati accorpando le due votazioni. Si è scelto invece di sprecare il denaro pubblico, pur di rendere più complicato il raggiungimento del quorum per i referendum. Ci siamo rivolti agli organi giudiziari perché venga evitato sia lo spreco, sia l’evidente boicottaggio nei confronti dei referendum”.
Per il prof Ugo Mattei, ordinario del’Università di Torino ed estensore dei ricorsi “questo è per il movimento referendario un tentativo importantissimo per salvare non solo l’acqua, ma anche la democrazia. Se non si raggiunge il quorum anche in questi referendum, infatti, l’articolo 75 della Costituzione è di fatto abrogato. Alla base dei nostri ricorsi c’è la convinzione che si violi l’art. 97 della Costituzione, che prevede la buona e imparziale amministrazione, al solo fine di boicottare i referendum. Questa azione è un eccesso di potere giuridicamente sanzionabile”.
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