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Emergenza casa, la Cgil denuncia: “A Torino affitti aumentati del 145% in dieci anni”

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Tra il 1999 e il 2009 i canoni di locazione sono aumentati a Torino del 145% a fronte di un’inflazione che nello stesso periodo è cresciuta del 24%: è uno dei dati – tra i più preoccupanti – che emergono da un convegno della Cgil torinese sull’emergenza casa. In città oltre il 36% delle famiglie abita in affitto e nel 2010 gli sfratti per morosità sono stati il 90% degli oltre 3.500 provvedimenti eseguiti a Torino. Le domande al fondo di sostegno all’affitto, tra il 2000 e il 2010, sono invece passate da 5.108 a 13.353. Cifre “allarmanti”, secondo il segretario provinciale del Sunia di Torino, Sergio Contini: “È prima di tutto un’emergenza sociale, è evidente che una soluzione definitiva del problema non può che dipendere da una serie di interventi di carattere strutturale che attengono alla definizione di una vera politica per la casa a livello nazionale”.

IL PATRIMONIO E IL MERCATO. Secondo i dati del sindacato, a Torino si contano circa quasi 500mila case. Di queste 335mila sono di tipo economico e 62mila di tipo popolare. Gli alloggi di edilizia pubblica sono 18.592 ed equivalgono al 3,7% delle unità abitative. Il 68% del patrimonio è stato costruito prima del 1981 e solo il 14% dopo il 1990. In controtendenza rispetto al dato nazionale (80-20), il 63.6% delle famiglie torinesi abita in alloggi di proprietà, mentre il 36,4% (soprattutto operai, anziani e monoreddito) in affitto (600-700 euro al mese in media). Nei dieci anni che vanno dal 1999 al 2009 i canoni di locazione, a seguito del processo di liberalizzazione degli affitti, sono aumentati – come detto – di circa il 145%. Nello stesso periodo l’inflazione è stata del 24%. E questo a fronte di un dato significativo: ovvero che circa la metà delle famiglie in affitto dispone di un reddito inferiore a 15mila euro e la quasi totalità della quota residua non supera la soglia di 25mila euro.

GLI ALLOGGI VUOTI E GLI SFRATTI. Secondo uno studio effettuato dall’Atc (Agenzia territoriale per la casa), nella provincia di Torino ammonterebbero a 102mila gli alloggi vuoti. È in realtà probabile che una considerevole parte di questi siano in realtà occupati senza la sottoscrizione di un qualsivoglia contratto. Se pensiamo agli ultimi dati del Sole 24 Ore sul gettito Irpef derivante dagli affitti a Torino (circa 110 milioni di euro), il pensiero non può non andare subito ai 20 milioni di euro (valutazione prudenziale) di evasione stimata. Gli sfratti per morosità nel 1983 incidevano nella misura del 12,9% rispetto al totale dei procedimenti. Nel 1997 questa percentuale è salita al 50% per arrivare alla quota dell’80% nel 2008 e del 90 % nel 2010 . Torino, nella classifica degli sfratti per morosità, giunge tristemente quarta dopo Roma, Firenze e Milano. Aggiunge Contini: “Fasce sociali che fino a tre-quattro anni fa erano al riparo da situazioni critiche, causa il combinato disposto del caro affitti e della generale crisi economica, hanno subito una progressiva discesa nella gerarchia sociale”.

LE RICHIESTE DELLA CGIL. Secondo il sindacato “è indispensabile, in primo luogo e in tempi celeri, individuare le risorse affinchè coloro che più sono in difficoltà abbiano i mezzi per pagare l’affitto, scongiurando il rischio della morosità . Ma oltre agli strumenti già disponibili, da confermare e da affinare, è opportuno sperimentare nuove strade, anche attraverso la costituzione di fondi che vedano la compartecipazione del pubblico e del privato. Una nuova politica abitativa è possibile solo attraverso una profonda riforma del regime delle locazioni (la cedolare secca proposta dal Governo non è risolutiva), attraverso una nuova fiscalità di settore e forme adeguate di sostegno alla domanda debole . Così come sarebbe necessario un vero piano nazionale di rilancio dell’edilizia residenziale pubblica per soddisfare un bisogno che, solo nella città di Torino, equivale quasi al patrimonio già esistente”.

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