Piemonte
Sulle quote latte (e i soldi persi dal Piemonte) traballa la maggioranza regionale
Il Consiglio regionale oggi era impegnato nella discussione sulle quote latte, questione che costa alle tasche dei piemontesi (e degli italiani) svariati milioni di euro in multe da parte dell’Unione europea. La precedente amministrazione regionale (di centrosinistra) si era costituita parte civile nel processo in corso a Saluzzo e, in primo grado, aveva ottenuto il riconoscimento di questo diritto e quindi al rimborso dei danni (si valuta una cifra intorno ai 200 milioni di euro, una cifra enorme pensando anche alle scarse risorse delle casse pubbliche). In appello, dopo la condanna subìta in primo grado dagli imputati, la nuova amministrazione regionale (centrodestra con guida totalmente in mano alla componente leghista) ha ritirato la costituzione di parte civile, rinunciando quindi alla richiesta di rimborso e alla tutela degli interessi degli allevatori ‘onesti’. Questa potrà avvenire soltanto con causa civile, successivamente alla conclusione della causa penale. Malgrado l’ampia maggioranza, il voto sull’ordine del giorno presentato dall’opposizione si è chiuso con un solo voto di scarto, evidenziando il fortissimo imbarazzo di molti esponenti della destra piemontese per una evidente ingiustizia.
Il capogruppo del Pd, Aldo Reschigna: “La bocciatura dell’ordine del giorno rappresenta per la maggioranza una vittoria di Pirro. Nella votazione, 23 no contro 22 si, mancano infatti ai no 6 voti di altrettanti consiglieri della maggioranza presenti in aula. Una vittoria di misura, con una forte astensione interna, sulla censura di un importante assessore leghista di questa Giunta, rappresenta di fatto per il centrodestra una sconfitta. Il fatto che il centrodestra abbia chiesto prima il rinvio della votazione, e poi abbia fatto mancare il numero legale nel timore di non farcela, dimostra come questa maggioranza sia allo sbando e come, anche nei momenti più delicati, sia priva di una guida politica. Anche oggi, su un tema così impegnativo, il presidente Cota ha pensato di occuparsi di altro. Ritirare la costituzione di parte civile ha voluto dire per la Regione di centrodestra schierarsi dalla parte di chi ha truffato, contro gli allevatori onesti che hanno pagato duramente le conseguenze delle loro scelte”.
Il capogruppo dell’Idv, Andrea Buquicchio: “Siamo di fronte all’enesimo esempio di doppiopesismo messo in atto dalla politica. Chi paga le multe sulle quote latte, circa il 90% degli allevatori, non ottiene nessun beneficio dalle istituzioni. Al contrario, gli evasori vengono tutelati dalla Regione Piemonte e in particolar modo dalla Lega Nord. Un atteggiamento giustificato da opinabili motivazioni politiche (il ‘leader’ degli imputati, Giovanni Robusti, è un ex senatore della Lega, ndr), come candidamente confermato dai rappresentanti della giunta, anzichè da solidi argomenti”.
Prosegue Buquicchio: “Il rinvio del pagamento delle sanzioni contenuto nel decreto milleproroghe ha sollevato la protesta di agricoltori e allevatori delle maggiori associazioni. Bene aveva fatto quindi la precedente amministrazione a costitursi parte civile nel procedimento in corso presso il tribunale di Saluzzo. Ritirando quell’atto, la giunta Cota non ha fatto altro che tradire gli interessi di tutti i piemontesi onesti che pagano regolarmente le tasse”.
Conclude il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Davide Bono: “Ennesimo sequel del pasticciaccio delle quote latte in salsa leghista. Si parla del pasticcio che è nato con l’istituzione nel 1984 delle quote latte su base europea basate non sugli effettivi consumi nazionali ma sulla produzione del 1983 (probabilmente sottostimata perchè basata su numeri fasulli per le precedenti evasioni fiscali, ndr), finendo per definire l’Italia come paese importatore. Negli anni successivi i Governi nazionali coprirono la produzione in eccedenza accollandosi le multe, fino a che l’Europa ci aprì una procedura di infrazione nel 1996 intimando di far pagare le tasse ai produttori che ‘splafonavano’. Contesa dopo contesa, per evitare il fallimento di numerose centinaia di aziende, nel 2003 si aprì ad una rateizzazione senza interessi del debito in 14 anni, il 90% paga, il 10% resiste e da lì si apre un ulteriore contenzioso che sembrerebbe finire con l’elezione del leghista Zaia alla presidenza del Veneto, e la sua sostituzione al ministero dell’Agricoltura di Galan, che tuonava contro l’evasione e poi la truffa delle quote latte: appena insediato ha dovuto abbassare i toni e garantire l’ennesima proroga nell’attesa di una sanatoria riparatoria. Per quale motivazione la Giunta Cota può avere ritirato la costituzione di parte civile? Ravvedimento operoso degli allevatori? Mutazione della congiuntura legale, politico, economica? No, motivazioni politiche… della Lega Nord, così risponde l’assessore Sacchetto in risposta all’Ordine del Giorno. Ovvio che ‘gli allevatori resistenti’ sotto il cappello di impunità della Lega – il fu partito della legalità – giureranno eterna fedeltà al Carroccio, mentre gli agricoltori che pagano sono doppiamente beffati”.
Il gruppo Lega Nord ha espresso “piena solidarietà all’assessore. Con notizia del 2 aprile, l’agenzia certificatrice avrebbe fornito dati non corrispondenti al vero, 12 milioni di quintali di latte prodotto che non esistono. Questi dati impongono cautela, abbiamo la certezza che chi ha sbagliato deve pagare. Noi guardiamo non solo agli aspetti formali ma soprattutto a quelli sostanziali della vicenda. Le quote latte hanno rovinato alcuni allevatori onesti per provvedimenti che sono più da stato di polizia che da stato di diritto”. Come se tutto questo nel processo non si potesse dire e provare da parte della difesa.
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