Cultura
La musica elettronica collega Torino con altre sette città del mondo
Fino a qualche decennio fa pareva fantascienza, oggi è assolutamente possibile, presto inizierà a sembrarci così scontato da diventar banale. Anche la musica parla la lingua del villaggio globale e un singolo evento può essere seguito nello stesso momento da persone sparse in tanti angoli del mondo. E’ il caso di Ledisque, opera del compositore di musica elettronica Frédéric Acquaviva che domani sarà presentata a New York e contemporaneamente in streaming in altre 7 città tra cui Torino.
Così, per qualche ora, il capoluogo piemontese si trasformerà in un nodo della grande rete musicale. Ecco le altre città coinvolte nell’evento: Berlino, Londra, Edimburgo, Vienna, Zurigo, Iwanda (Kenia) e naturalmente New York, il luogo fisico che ospiterà Acquaviva. La sede piemontese scelta per la presentazione virtuale è palazzo Bertalazone (via san Francesco d’Assisi, 14). Come espressamente indicato dall’autore, Ledisque, opera per voce, clavicembalo e uno strumento elettronico appositamente studiato (basato su un circuito fotosensibile e reattivo ai movimenti), è un lavoro di musica globale. Globale perché vuole essere una summa di tutti i linguaggi possibili (musica strumentale, musica vocale e sperimentazione elettronica), ma globale anche perché cerca di parlare la lingua del mondo, con tutte le sue sfumature e le sue diversità. Il ruolo degli ascoltatori acquista un’importanza fondamentale: è affascinante immaginare gli effetti che la stessa musica può produrre su diverse “platee”, da città come Londra e Berlino (che vivono costantemente immerse nella musica contemporanea) a un affollato villaggio del Kenya, dove un linguaggio di questo genere ha un suono del tutto nuovo. L’opera è composta di 8 sezioni di 40 minuti ciascuna: Ledisque, Edisquel, Disquele, Isqueled, Squeledi, Queledis (primo e secondo), più un remix finale. Il gioco dei titoli, tutti anagrammi di Le disque (Il disco), forse rimanda a quei procedimenti di serialità, permutazioni e variazioni che sono tipici tanto della musica post-tonale, quanto dell’esperienza elettronica basata sul “riciclo” di campioni già esistenti.
Unica piccola “controindicazione”: il tutto dura la bellezza di 8 ore. A Torino si comincia alle 18 (le 12 a New York) e si va avanti fino a notte fonda. Se La Valchiria di Wagner, opera che con le sue cinque ore abbondanti riesce a stroncare anche i melomani più inossidabili, ci pareva l’estremo confine (“only the brave”), forse ci dovremo ricredere.
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