Cultura
Aumento della benzina per la cultura? Un terzo, e gli altri 300 milioni? Vediamo quanto ci costa
Dal cinema alla benzina. È bastata la dedica del maestro Riccardo Muti all’Italia di oggi, “sì bella e perduta”, durante il “Va’ pensiero” del Nabucco di Verdi andato in scena il 19 marzo a Roma, per far cambiare idea al ministro Tremonti. “Con la cultura non si mangia”, diceva il titolare dell’Economia qualche mese fa, giustificando i pesanti tagli al Fus (Fondo unico per lo spettacolo). Oggi dice: “Ho visto, ho sentito, ho capito e, per quanto è di mia competenza, mi hanno fatto dare la parola”. Tradotto in parole povere, soldi alla cultura. Soldi che sarebbero bastati e avanzati se si fosse deciso di non buttarli dalla finestra accorpando voto amministrativo e referendum: scelta mai presa in considerazione. Ma se a far discutere era stata l’ipotesi di reintegrare il fondo con una tassa di un euro sui biglietti del cinema, non da meno è la proposta di finanziare la cultura con un aumento dell’accisa sui carburanti nell’ordine di 1-2 centesimi (“Tutti gli italiani saranno felici di contribuire”, parola di Gianni Letta).
IL NUOVO DECRETO. A partire dal 2011 si assegnano in misura permanente al ministero per i Beni e le attività culturali 236 milioni di euro (in aggiunta ai 202 già stanziati) così ripartiti: 149 milioni di euro al Fus, 80 milioni di euro alla tutela e al recupero del patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico e 7 milioni di euro agli istituti culturali. Ad oggi, dunque, si arriverebbe ai numeri dell’anno scorso: 438 milioni. Il tutto, ha sottolineato Letta, grazie a “un modestissimo aumento delle accise sulla benzina, che non riguardano solo lo spettacolo”. Ma quanto incide in realtà la proposta del governo sulle tasche dei cittadini? L’associazione Articolo 53 (“Per un fisco equo, solidale e costituzionale”) ha analizzato nel dettaglio costi e benefici.
I NUMERI. Secondo i calcoli dell’associazione, l’erario, ogni anno, introita non meno di 33 miliardi di euro fra Iva (almeno 10) e accise. Prima considerazione: l’aumento incide di più sulle fasce più deboli, perchè un euro in più di spesa è più pesante per chi guadagna 10 piuttosto che per chi guadagna 100. Poi, un aumento del 10% del prezzo del carburante alla pompa porta nelle casse dello Stato circa tre miliardi e mezzo di euro in più all’anno, di cui almeno un miliardo in più derivante dall’Iva. Dunque si arriverebbe a 36,5 miliardi di euro, con l’Iva che si attesterebbe intorno agli 11 miliardi. Un aumento di 2 centesimi al litro (“Un sacrificio che tutti gli italiani vorranno fare”) porterà nelle casse dello Stato quasi mezzo miliardo di euro in più nei prossimi nove mesi, di cui 121 milioni circa di maggiore Iva. Tenendo conto anche dell’incremento del consumo di carburante anno dopo anno, lo Stato, con un aumento di soli due centesimi, riuscirebbe a intascare almeno 432 milioni di euro in più, di cui 133 milioni derivanti dall’Iva. L’erario, in totale, introiterà nell’anno almeno 40,5 miliardi di euro in più fra Iva (almeno 12,5) e accise. Solo una parte andrà a integrare il Fus (149 milioni, circa un terzo); il resto, che fine farà?
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