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Cultura

Le “Crociate” di mille anni fa che ci parlano di oggi

Davide Mazzocco

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Ora che la Libia brucia, ora che in Siria crolla un sistema di governo che durava da mezzo secolo, ora che le rivoluzioni di Tunisia ed Egitto sono alle spalle e altre sembrano sul punto di cominciare, ora che infuria il dibattito sugli sbarchi dei profughi provenienti dal Nord Africa, Crociate di Gabriele Vacis arriva a teatro. Un tempismo perfetto. Nulla di programmato, visto che il cartellone di un Teatro Stabile si prepara con almeno un anno di anticipo ma quello che ha debuttato ieri sera alla Fonderie Limone di Moncalieri e che sarà in replica fino a domenica 3 aprile è il racconto giusto al momento giusto. Il testo di Vacis si rifà a Nathan il saggio di Gotthold Ephraim Lessing, filosofo tedesco che scrisse questo racconto fra il 1778 e il 1779 per mettere a nudo gli errori e le assurdità delle tre grandi religioni monoteiste. Interprete del testo è un Valerio Binasco che gioca il ruolo del narratore, di uno studente balbuziente, di papi ed alti eccelsiastici, di Saladino e, naturalmente, di Nathan variando il timbro della propria voce con una tecnica che ha del prodigioso. Addentrandosi nel racconto della Gerusalemme assediata si scoprono gli errori di prospettiva che ribaltano i preconcetti storici e si intuisce come dietro ai pretesti religiosi fosse nascosta, ieri come oggi, l’ambizione di un’egemonia dell’area mediterranea. Una lezione di tolleranza che insegna come islamismo, cristianesimo ed ebraismo siano in realtà molto più simili di quanto gli interessi politico-economici vogliano far sembrare.

 

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