Cultura
Achille e la tartaruga, quando la letteratura non va di fretta
Achille e la tartaruga, il più famoso fra i paradossi di Zenone di Elea, a Torino è diventato il nome di una casa editrice. La filosofia che guida il suo fondatore Paolo Ivaldi è quella di fare della lentezza un punto di forza, poiché lentezza in letteratura è spesso sinonimo di cura e meticolosità: «Siamo sul mercato da due anni ma il mio progetto ha radici ben più lontane: da anni desideravo poter scegliere autori e argomenti e trasformare le idee in libri». I nomi delle collane che spaziano dalla prosa al teatro, dalla poesia ai saggi evocano figure simboliche e leggendarie che hanno a che fare con le nozioni di tempo e di spazio: le parche, l’antimeridiano di Greenwich e il nastro di Moebius: «Pur essendo a capo di una piccola realtà – continua Ivaldi – ho l’ambizione di fare una narrativa e una poesia di buona qualità. Inoltre, stampo i miei libri in Italia cercando di portare avanti un discorso di imprenditoria etica».
Certo i problemi non mancano. Nell’era della crisi globale fondare una nuova casa editrice è quasi un atto di eroismo: «Non è un momento felice per tre motivi. Uno: Internet ha completamente rivoluzionato il mondo della conoscenza mettendo in discussione il concetto di diritto d’autore; il fatto di poter trovare qualsiasi canzone su Youtube ha l’effetto positivo di diffondere l’opera e quello negativo di minare i capisaldi del copyright. Due: siamo in un momento di grandi cambiamenti tecnologici ed è difficile capire quali effetti si avranno con il passaggio agli e-book. Tre: la crisi finanziaria globale pone un grande interrogativo sull’adeguatezza della distribuzione tradizionale. Mentre i grandi distributori tradizionali chiudono i battenti quelli on line godono di ottima salute. Questi tre grandi mutamenti quali effetti avranno? Se vengono meno le fondamenta su cui è sempre poggiata l’editoria potrebbe scatenarsi una reazione a catena: niente editori vuol dire niente autori e niente autori vuol dire niente cultura. E che mondo ci può essere senza cultura?».
Paolo Ivaldi non ha dubbi su quale sia il pubblico al quale rivolgersi: «Attualmente i nostri lettori appartengono a una fascia di età medio-alta ma un editore che pensi esclusivamente a un pubblico maturo non può che sbagliare posizionamento. Occorre stabilire un contatto con le nuove generazioni cresciute con Internet e il cellulare, se chi pubblica libri non riesce a parlare con i giovani difficilmente potrà realizzare i suoi obiettivi di crescita».
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese