Cronaca
Mondovì, 10 persone denunciate e 600 lavoratori irregolari scoperti dalla Guardia di Finanza
I militari della Guardia di Finanza di Mondovì hanno portato a termine una complessa operazione che ha portato alla scoperta di un’evasione fiscali di diversi milioni di euro e alla denuncia di dieci persone: sei ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’indebita percezione di imposte erariali, due per truffa aggravata e altre due per i reati di emissione e utilizzo di fatture false. Nel corso del monitoraggio delle attività economiche presenti sul territorio, finalizzato al contrasto del lavoro “nero” o irregolare, i Finanzieri della Squadra Operativa Volante della Tenenza avevano rilevato che alcune società Cooperative della zona erano state avviate e poi chiuse dopo un periodo stranamente breve di attività e talune di queste, inoltre, risultavano accomunate da denominazioni simili e dal fatto di aver posto la loro sede ufficiale in Liguria e Lombardia, pur avendo operato prevalentemente nel monregalese. Tre anni di indagini e verifiche fiscali, ma anche appostamenti e perquisizioni, hanno permesso di ricostruire un sofisticato sistema di evasione fiscale, realizzato attraverso la costituzione di una rete di società, formalmente autonome, ma in realtà riconducibili ad un unico soggetto che era la vera “mente” della frode. Gli approfondimenti svolti dai militari del Tenente Giangiorgi hanno evidenziato che un 39enne di Millesimo (SV), pur non apparendo nei registri ufficiali delle Cooperative, di fatto le gestiva e coordinava, avvalendosi di numerosi collaboratori.
Ogni società assumeva decine di lavoratori, per la maggior parte stranieri, e si proponeva sul mercato dei servizi di pulizia con prezzi molto concorrenziali rispetto a quelli mediamente praticati. Il sistema di frode consisteva nel fatto che i ricavi ottenuti venivano destinati solo in parte al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per i lavoratori, mentre nessuna imposta veniva versata al fisco, in quanto fatture false e costi inesistenti inseriti nei bilanci azzeravano i redditi sottoponibili a tassazione. Una volta sottratto il denaro destinato al pagamento di imposte e contributi, gli amministratori ponevano in liquidazione le singole Cooperative, per far perdere le proprie tracce: chiusa una società ne nasceva immediatamente una nuova che, pur figurando come un soggetto economico neo-costituito, subentrava in maniera integrale in tutti i rapporti commerciali con i clienti del precedente. I profitti ricavati nel corso dell’attività ammontano a circa 4 milioni di euro, ottenuti illecitamente a discapito dell’erario e dei circa 600 lavoratori, per lo più extra comunitari, assunti nel tempo, che ricevevano buste paga di poche centinaia di euro.
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