Cultura
Il genio di Gadda, il talento di Gifuni
Il Giornale di guerra e di prigionia ed Eros e Priapo sono due fra le opere meno note di Carlo Emilio Gadda, distanti dalla dimensione romanzesca, percorrono le strade dell’autobiografismo e del saggio con l’inconfondibile stile dell’autore lombardo. Si tratta di due testi molto impegnativi che richiedono una lettura meditata, attenta, dispendiosa per la complessità con la quale Gadda mescola dialetti, linguaggi, idiomi e per il continuo caleidoscopio d’invenzioni che propone senza soluzione di continuità . Ecco perché l’impresa compiuta da Fabrizio Gifuni in L’ingegner Gadda va alla guerra ha del miracoloso. Grazie alla sua interpretazione e alla regia di Giuseppe Bertolucci i due testi – saldati con inserti scespiriani – subiscono un prodigioso processo di semplificazione. Da una parte Gifuni modula la voce valorizzando tutto il potenziale plurilinguistico e corrosivo della prosa gaddiana, dall’altro supporta la recitazione con un impegno da maratoneta. Ed è proprio dai movimenti di scena che passa il processo di essenzializzazione. In un’ora e venti di spettacolo il protagonista trascina lo spettatore nel disordine e nel caos della Grande Guerra e, successivamente, in un’analisi psicanalitica dell’inconscio collettivo dell’Italia fascista e di quello del suo forgiatore Mussolini con una drammatizzazione che non lascia un attimo di respiro.  I rimandi all’attualità , specialmente nella seconda parte, quella che analizza l’erotizzazione del consenso da parte del capo di governo, sono assolutamente involontari visto che il testo ha vinto il Premio Ubu già nel 2009. Il pubblico comunque li coglie e tributa a Gifuni (e a Bertolucci che compare in scena alla fine) un lunghissimo applauso. Assolutamente imperdibile.
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