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Cronaca

Processo Giovine, non si presentano sei testimoni. Ci proveranno gli ufficiali giudiziari

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sarà stato il maltempo o forse qualcosa nell’aula del Tribunale di Torino che provoca allergia ma questa mattina al processo in cui Michele Giovine è imputato insieme al padre per aver falsificato le firme di alcune candidature della lista ‘Pensionati per Cota’ alle elezioni regionali del marzo scorso non si è presentato nessuno dei sei testimoni chiamati dall’accusa. Un pm sconsolato ha spiegato al giudice che una delle testimoni è purtroppo deceduta, un’altra ha presentato un certificato per una visita medica, altre due sono irreperibili mentre due convocati non si sono presentati. Al giudice, Alessandro Santangelo, non è rimasto altro che disporre “l’accompagnamento coattivo” in aula dei due testi che oggi non si sono fatti vedere e il rinnovamento della citazione per gli altri.

Saranno quindi gli ufficiali giudiziari a condurre in aula, nella prossima udienza, i due testimoni che sapevano della convocazione ma che oggi hanno deciso, per scelta, dimenticanza o altri impedimenti, di non presentarsi davanti al giudice. Per le due donne a cui, come ha spiegato il pubblico ministero, si è tentato più volte in questi mesi di recapitare la citazione ma che non aprono mai la porta di casa, nei prossimi giorni verrà fatto un altro tentativo di contatto.

Già durante la scorsa udienza la seduta era stata interrotta per l’assenza in aula proprio di Michele Giovine per il quale i legali avevano chiesto il legittimo impedimento e chiesto il rinvio dell’udienza a causa di una visita medica di cui però il giudice non aveva ravvisato l’urgenza. Così la seduta era ripresa con l’audizione di alcuni testi dell’accusa. Era il 16 febbraio e i quattro testimoni, e candidati nella lista Giovine, avevano tutti negato di aver firmato per la candidatura, non riconoscendo la propria firma sul modulo di accettazione. Valentina Pantano, ex fidanzata di Michele Giovine, l’amica Antonella Trupo, il padre, Demetrio e il fratello Giovanni Trupo, avevano anche dichiarato di essere stati contattati da Giovine nei giorni precedenti i loro interrogatori in procura. Il politico gli avrebbe chiesto di mentire dicendo al magistrato che le firme erano autentiche.

 

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