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Cultura

Le teste parlanti di Glaser e Kunz

Davide Mazzocco

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All’ingresso della Fiera ArtBasel del 2009 Jonathan, la videoscultura di Daniel Glaser e Magdalena Kunz, è stata fermata dai guardiani che hanno richiesto al collezionista di opere d’arte virtuale il biglietto d’ingresso. A chi voglia comprendere come sia stato possibile un simile fraintendimento e quale nuova via i due artisti svizzeri stiano aprendo alla scultura contemporanea consigliamo di visitare le installazioni ospitate sino al 14 maggio nella nuova sede della Gagliardi Art System di via Cervino 16. Protagoniste di questa esposizione sono le Talking heads, sculture cinematiche che spiazzano i visitatori per il loro profondo iperrealismo, tanto da far credere ad alcuni che siano attori intenti in una performance.

L’approccio con il quale i due artisti avvicinano i loro soggetti e la tecnica con la quale li tramutano nella loro opera è lungo ed elaborato. Innanzitutto Glaser e Kunz entrano in un milieu e cercano di coglierne il significato più profondo, secondariamente procedono su due binari: la scrittura della sceneggiatura che darà voce ai pensieri dei protagonisti e l’elaborazione delle sculture. Un calco in gesso o in argilla del volto diventa il negativo della scultura in alluminio che sarà lo schermo sul quale verrà proiettato il video. La superficie metallica consente alla proiezione di confondere lo spettatore: dopo un primo momento di smarrimento, presa coscienza dell’artificio, si può entrare con profondità nel mondo dei due artisti le cui sceneggiature sono fondamentalmente dialoghi di domande prive di risposta. I soggetti che vengono ritratti non sono attori ma persone vere. Ecco allora che questa arte di frontiera che tecnicamente sta fra scultura, video e teatro oscilla, invece, dal punto di vista concettuale fra documentario e assurdo, fra realismo e straniamento.

Il collezionista Jonathan, completamente ingessato in seguito a un incidente (espediente che consente di nascondere il proiettore e l’alimentatore fra il gesso e un giornale aperto), parla al cellulare con la propria segretaria in merito a opere d’arte da acquistare. In Voices III alcuni poeti abitanti delle baraccopoli di Cape Town riflettono sulla vita e sul desiderio di cambiamento politico e sociale in Sudafrica. Queste due opere sono esemplificative della duttilità dei due artisti, capaci di declinare le proprie videosculture nei modi e nei luoghi più differenti. Le installazioni attualmente ospitate alla Gagliardi Art System sono quattro: tre gruppi fanno parte del progetto House of Homeless che rappresenta il mondo dei senzatetto newyorchesi interrogandosi sul profondo senso di incertezza sociale e sulle strade da percorre per vivere in modo sostenibile e dignitoso, la quarta, dal titolo Selbstporträt ’11, è un autoritratto dei due artisti colti in un momento di pausa del loro incessante lavoro di ripresa della realtà.

Complementarmente alle installazioni di Glaser e Kunz, vengono esposte sino al 14 marzo anche le opere di Fabio Viale, talentuoso scultore torinese capace di modellare il marmo conferendo a questo materiale duro e inerte un’anima più cedevole (Ruote, due pneumatici di gomma indissolubilmente intrecciati) e aerea (Aerei).

Per info: www.gasart.it

 

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