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Cultura

Teatro della Caduta: mini sala, gran varietà

Davide Mazzocco

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C’è Benjamin Delmas, presentatore timbricamente buscaglionesco e virtuosamente trilingue, artista di strada, giocoliere che ha debuttato nel metrò parigino prima di girare il globo terracqueo, destinazione Torino. C’è il bluesman che racconta l’Italia scricchiolante di questi anni e che si accompagna con un istrionico esegeta di Margherita di Cocciante e di I just called to say i love you di Stefano Meraviglia, celebre hit grottescamente tradotta da Google. C’è un Adamo che parla veneto e che viene visitato dalla prima infermiera della storia, tale Eva. E, ancora, ecco un giocoliere scozzese che magnetizza sfere di plexiglas su braccia e testa. I prodigi della corporeità continuano con un coatto in tuta, a metà strada fra Er Monnezza e Tony Manero, capace di sintonizzare i propri dinoccolati arti su qualsiasi musica esca dalla casuale manipolazione della sua radio cerebrale. C’è un pivot della comicità che interagisce col pubblico trovando nei grandi libri risposte alle grandi domande della vita. C’è un’elegantissima attrice teatrale che, verificata l’afasia del pubblico alla sobrietà, sbraca nel turpiloquio, ultima spiaggia della comicità televisiva. C’è un ragazzo che fa trip hop con il tamburello e un allampanato cantore di inquietudini adolescenziali. Il tutto accompagnato dalla musica del geniale ensemble del maestro Gattico.

Questo e molto altro ancora lo trovate solo al Teatro della Caduta, la creatura di Lorena Senestro e Massimo Betti Merlin, due ragazzi che nel 2003 hanno preso un piccolo magazzino di Vanchiglia e lo hanno fatto diventare una scatola dei sogni. Abbinando volontà muscolare (“La vedi quella volta? Una settimana di flessibile per togliere l’intonaco…”) e la forza ancor più travolgente delle idee, il duo è diventato una famiglia allargata, anzi allargatissima: “In questi sei anni abbiamo fatto esibire 500 artisti – spiega il proprietario Massimo Betti Merlin -, il 7% dei quali provenienti dall’estero. Si tratta prevalentemente di artisti di strada che nel Teatro della Caduta hanno trovato un palco per le loro performance”. La sala di Via Buniva 24 è microscopica: in appena 50 metri quadri stanno biglietteria, platea, boccascena e retropalco. “Da sei anni il varietà del martedì sera fa il tutto esaurito. Sin dall’inizio abbiamo scelto di scommettere sugli artisti di strada, cosa che un teatro istituzionale non farebbe mai perché gli artisti di strada sono pazzi e imprevedibili. La formula dell’ingresso gratuito si è rivelata vincente portando nella nostra sala gente che a teatro non ci va mai. Abbiamo dato una piccola scossa al teatro torinese, un mondo stagnante che si rivolge soltanto a un pubblico di nicchia. Soltanto nel nostro paese i luoghi istituzionali del teatro guardano con così tanta diffidenza all’arte di strada e al circo. Altrove, penso soprattutto alla Francia, le contaminazioni sono ben accette”.

Con 85 spettacoli a stagione (e 30 varietà del martedì) il Teatro della Caduta è ormai uno dei punti di riferimento della cultura off torinese: “Da due anni la Regione Piemonte sostiene il nostro progetto e il resto delle risorse ci arriva dal cappello”. Già perché alla fine di ogni spettacolo, con una consuetudine importata dall’arte di strada, il cappello viene fatto passare fra il pubblico con un’unica raccomandazione: “Non importa quanto mettete, l’importante è che si pieghi bene”. Un po’ circo e un po’ cabaret, un po’ concerto e un po’ teatro, il varietà del martedì è anche l’occasione per chi voglia salire alla ribalta per la prima volta: “Questa è la filosofia che vogliamo trasmettere al nostro pubblico: provare, mettersi in gioco, accettare il rischio di fallire – conclude Betti Merlin -. Alla fine dello spettacolo lasciamo spazio a chi voglia provare il battesimo del palco, a tutti coloro che non hanno paura di ‘cadere’ ”. Perché – come dice Big Ben – soltanto cadendo si impara a volare.

Per info: www.teatrodellacaduta.org

 

 

 

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