Piemonte
“L’assessore nasconde i tagli sulla sanità: via 85 milioni, 700 dipendenti e farmaci”
Ieri si è riunita la commissione regionale sanità, alla quale l’assessore Ferrero (Pdl) avrebbe dovuto presentare i provvedimenti che la Giunta piemontese di destra intende adottare per il settore più importante e delicato tra quelli su cui lavora l’ente Regione: la sanità, infatti, rappresenta una percentuale attorno all’80% del bilancio regionale. Il rifiuto a presentare i documenti ufficiali e le poche notizie avute, comunque molto allarmanti per i cittadini, hanno sollevato la rabbia e lo sconcerto dell’opposizione.Il vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Placido (Pd) spiega: “Insieme a diversi consiglieri d’opposizione, ho sollevato una questione pregiudiziale all’assessore Ferrero che, in spregio al sacrosanto diritto di informazione dei consiglieri regionali, si rifiuta di consegnare il Piano di rientro in materia sanitaria. Piano inviato da un mese al Ministero e di cui si conoscono alcune parti, diffuse durante incontri, conferenze e meeting con operatori e associazioni di categoria, ma mai ufficialmente consegnato. L’accesso agli atti è il principale diritto dei consiglieri regionali, regolato dallo Statuto, da una legge della Regione Piemonte e dal regolamento del Consiglio regionale. Ai consiglieri è garantita la possibilità di acquisire ogni documento, anche in fase istruttoria, relativo all’attività della Giunta e del Consiglio regionale, comprese aziende sanitarie e società partecipate o controllate. L’Assessore Ferrero ha avuto l’impudenza di sostenere che tali atti non possono essere diffusi, perché convinta che le opposizioni ne farebbero un uso politico, confondendo un diritto con le personali e legittime opinioni politiche. Mi chiedo cosa ci sia di tanto importante e segreto da portare ad uno scontro tale. Quali ospedali, quali reparti si è deciso di chiudere? Quali farmaci, magari necessari per la sopravvivenza, saranno tagliati? Nel corso della commissione sono intervenuto e ho comunicato che, se entro venerdì prossimo gli atti non verranno forniti, è mia intenzione usare ogni mezzo per entrare in possesso della documentazione che da mesi attendiamo. Lunedì 28 febbraio, al mattino, mi recherò presso gli uffici regionali dell’Assessorato alla Sanità, per esigere il mio diritto ed avere finalmente gli atti. Anche gli assessori regionali sono tenuti al rispetto della legge”.
Eleonora Artesio (Federazione della sinistra, ex assessore regionale alla sanità) entra più nel dettaglio: “Da qualche anticipazione fornit, il contenuto del futuro piano pare essere riconducibile a 4 macro aree. La prima, la più stringente, riguarda la spesa per il personale: nel 2010 si sono spesi 2.980 milioni, per il 2011 il piano di rientro prevede l’importo di 2.945 milioni. Possiamo quindi stimare approssimativamente, tra incarichi non rinnovati e turn-over non sostituito, un taglio di almeno 700 unità. La seconda riguarda l’acquisto di beni e servizi sul quale si prevede un risparmio di 15 milioni rispetto al consuntivo 2010 di 1.365 milioni. Sulla farmaceutica la stretta è analoga a quella sul personale: meno 35 milioni (1.380 milioni spesi nel 2010). L’ultima area riguarda i contratti con i privati, per cui si prevede di ridurre del 5% il budget effettuando un risparmio di 40 milioni rispetto al 2010 (950 milioni a consuntivo). Dopo anni in cui la Giunta di centrosinistra sono stati accusati di aver un atteggiamento ideologico e punitivo nei confronti della sanità privata, è suggestivo che la nuova amministrazione possa ottenere tale sconto senza conflitti e senza riduzione del personale della sanità privata, i cui licenziamenti venivano branditi come una clava dai proprietari delle strutture. Una spiegazione c’è, particolarmente per gli ambulatori specialistici e per la diagnostica: nel ridurre con i tagli al personale nel pubblico la possibilità di esami e visite, i cittadini non potranno che adattarsi a ottenere quelle prestazioni a pagamento nelle strutture accreditate, così garantendo un margine di recupero fuori controllo. Del resto non è una novità: nel 2009 nel pieno delle trattative con la sanità privata e a fronte di una comunicazione che raccoglieva le proteste per le liste d’attesa, negli studi privati venivano offerte ai pazienti tariffe agevolate per bypassare le liste d’attesa”.
Concludono il capogruppo Pd, Aldo Reschigna, e il collega Nino Boeti: “I guasti nella sanità sono già chiari dalle proteste di medici, infermieri, sindacati e cittadini. Abbiamo anche appreso della volontà di forte risparmio sulla spesa farmaceutica. Un’azione già avviata dal centrosinistra. Ma la razionalizzazione della spesa farmaceutica non può essere confusa con il taglio dell’utilizzo dei farmaci più costosi, indipendentemente dalle reali necessità dei pazienti. Una cosa è l’appropriatezza della prescrizione; altra, molto grave e inaccettabile, sarebbe il risparmio sulla pelle dei pazienti”.
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