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Piemonte

La storia della cittadina che ha fatto ricorso al Tar (e ha perso) perché la sindaca di Verbania aveva limitato l’orario di apertura delle sale giochi

La sentenza del Tar nel 2017 ha stabilito che il sindaco può “disciplinare gli orari delle sale giochi per esigenze di tutela della salute”

Sandro Marotta

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VERBANIA – Sì, un sindaco può decidere gli orari in cui i cittadini possono recarsi nelle sale giochi, perché rientra tra i suoi poterei in materia di contrasto alla ludopatia. Questo è quanto stabilito da una sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) che risale al 2017.

La storia

La genesi della sentenza è un’ordinanza del sindaco di Verbania (all’epoca Silvia Marchionini) in cui si limitavano gli orari in cui era consentito il gioco e l’accesso a tutti quei locali che avevano apparecchi pubblici o aperti al pubblico. Tra l’altro, giuridicamente le slot machine sono intese con queste delclinazioni: “apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici per il gioco d’azzardo che hanno insita la scommessa o che consentono vincite puramente aleatorie di un qualsiasi premio”.

Questa ordinanza era stata emessa sulla base dell’articolo 50 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), che spiega quali sono i poteri in mano al sindaco e quali limitazioni può imporre.

Un’amministratrice di una società che gestiva slot machines, aveva impugnato l’ordinanza del sindaco e si era rivolta al Tribunale amministrativo regionale.

La sentenza

Il Tar aveva ricordato che l’Istituto Superiore di Sanità definisce la ludopatia come “comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi, classificato nel 2013 dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) come dipendenza comportamentale”. Il giudice aveva anche richiamato la legislazione nazionale contro il gioco d’azzardo e questa legge della Regione Piemonte, chiamata “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”.

Ma la chiave che ha fatto rigettare il ricorso della cittadina è una frase del Testo Unico degli Enti locali, che stabilisce che il sindaco “coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale e nell’ambito dei criteri eventualmente indicati dalla regione, gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici”. Pagina 88 del TUEL.

Inoltre era stata citata un’altra sentenza, questa volta emessa dalla corte costituzionale (la numero 220 del 2014) che aveva stabilito che “il sindaco può disciplinare gli orari delle sale giochi e degli esercizi nei quali siano installate apparecchiature per il gioco” e può farlo “per esigenze di tutela della salute”.

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