Cultura
Amelio: Tuteliamo Torino dalla sovraesposizione
“Oggi a Torino si girano troppi film che non hanno nulla a che fare con la storia e con l’immagine della città. Io stesso ci ho girato, nel 1998, il mio film migliore ed è un luogo splendido dove fare cinema. Se fossi, però, responsabile della Film Commission del Piemonte non permetterei mai che si girasse in città un film ambientato a Civitavecchia. Ma siccome ho idee troppo radicali non penso che lo farò mai”. Lo ha detto ieri sera il regista Gianni Amelio, presidente dell’imminente Torino Film Festival, durante la presentazione del suo Primo Uomo al Piccolo Cinema di via Cavagnolo.
“La Film Commission del Piemonte, come quella della Puglia, è una delle due migliori in Italia, perchè aiuta tante produzioni – continua Amelio-. Tuttavia Torino, oggi, mi sembra sovra-esposta, ovvero troppo sfruttata senza necessità. Adesso non si sa più cosa inventarsi a Torino che non sia già stato visto da qualche parte. Il tesoro immenso che c’è in città (e in altre città del Piemonte) non va spacciato per milanese, palermitano o straniere va protetto nel senso che vanno tutelate le immagini, i palazzi, le piazze come autenticamente torinesi. Io l’ho fatto con “Così ridevano”, cercando di proteggere e valorizzare l’accento dei torinesi nei film, il livello di integrazione con i meridionali, la qualità della vita che c’è senza farlo passare per altro”.
[imagebrowser id=474]E’ stata una serata di grande soddisfazione per il regista, capace di regalare alla foltissima platea profonde riflessioni ed emozioni non solo sulla stretta attualità ma anche parlando della sua ultima fatica che definisce: “uno dei film più personali che abbia mai fatto. La storia del rapporto madre-bimbo protagonista è quella del rapporto con mia madre sullo sfondo di un Paese, l’Algeria, in piena lotta per la sua indipendenza dalla Francia. Ho impiegato 15 anni a realizzarlo nello stesso Paese in cui Camus l’ha ambientato, ma che nel frattempo è cambiato moltissimo”. Stimolato dalle domande dei due fratelli Massimo e Gianluca De Serio e del pubblico presente in sala, Amelio ha anche voluto sottolineare la bontà degli sforzi dei due ragazzi complimentandosi prima, per le loro “Sette opere di misericordia” (“dopo averlo visto ho imparato a distinguere chi capisce di cinema e chi no”), poi proponendogli di portare in visione in sala il vincitore del prossimo Torino Film Festival.
“Una splendida serata, ricca di emozioni, non ci aspettavamo così tanta gente visto che il film era in lingua originale con sottotitoli” dicono i due fratelli, che non si aspettavano di trovare in sala come spettatore il regista Gabriele Vacis: “Ho visto veramente un ottimo film, in cui mi ha colpito molto la capacità di cogliere una verità complessa come quella algerina, vedendola dal punto di vista di un bambino e valorizzandola con i silenzi”.
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