Economia
“Tornare alla Costituzione” per battere evasione e debito pubblico. La proposta di riforma
La proposta di Ardep e art. 53: “Capovolgere il sistema attuale basato su redditi imponibili forfettari e istituire una denuncia che appuri la reale condizione economica del contribuente generata dalla differenza tra entrate e uscite”
L’articolo 53 della Costituzione è breve, ma parla chiaro: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Capacità contributiva e progressività: due termini chiave inseriti nel testo dai padri costituenti per indirizzare la nuova Italia uscita dalle macerie del fascismo (e della guerra) definendo i contorni di un sistema economico solidale, basato sulla distribuzione del reddito e sulla stabilità dei conti pubblici. Un obiettivo che si è trasformato, nel corso degli anni, in una chimera.I NUMERI. Le stime che escono ogni anno dall’Erario parlano chiaro (esattamente come l’articolo 53): nel 2010, 160 miliardi di mancato gettito Ire (ex Irpef, Imposta sul reddito delle persone fisiche), 10 miliardi di euro di mancato versamento Iva (nella catena di distribuzione e vendita per mancata o insufficiente emissione di documenti fiscali), 50 miliardi di evasione contributiva e previdenziale derivanti da lavoro nero ed economia sommersa, oltre 60 miliardi che vengono consumati a causa di corruzione, centinaia di miliardi che il settore criminale porta a casa nelle more di un sistema tributario colabrodo.
Non solo: a febbraio l’Istat ha rielaborato alcuni dati in merito alla riforma fiscale ed è emerso che il sommerso in Italia vale un minimo del 16,1% e un massimo del 17,8% dell’economia. Il dato più eclatante riguarda il settore degli alberghi e dei pubblici esercizi, con un sommerso pari al 56,8% che supera anche il lavoro nero che riguarda colf e badanti (52,9%). I numeri del debito pubblico non sono da meno: l’Italia è riuscita sì a ridurre il proprio deficit al 4,6% del Pil a fine 2010 dal 5,4% del 2009, realizzando un risultato migliore dell’obiettivo del governo che era al 5%, ma il debito è salito ancora, segnando quota 119% del Pil a fine dell’anno scorso rispetto a 116,1% del 2008.
LE PROPOSTE FIORENTINE. L’impegno congiunto di ARDeP (associazione per la riduzione del debito pubblico) e dell’associazione Art.53 ha portato recentemente alla realizzazione di un incontro sul tema della riforma fiscale, tenutosi al circolo Arci Andreoni a Firenze. Obiettivo dei partecipanti era quello di mettere in discussione l’impostazione dell’attuale legislazione tributaria, definita “traditrice della volontà dei padri costituenti”: “I due terzi delle entrate erariali – ha dichiarato Roberto Torelli, presidente di Art.53 – provengono infatti da tributi indiretti, che penalizzano le classi meno abbienti, mentre l’altro terzo da imposte dirette sottoposte ad Ire che, avendo solo cinque aliquote, hanno scarsa progressività”, diventando così uno stimolo per l’evasione.
Per capirci, sono dirette le imposte che colpiscono direttamente la ricchezza, quando questa esiste già come un bene o quando viene prodotta con il reddito; sono indirette quando invece colpiscono la ricchezza nel momento in cui viene trasferita (es. la vendita di un bene) o consumata (es. fruizione di una prestazione). Tutto ciò è legato a doppio filo ai disastrosi conti pubblici italiani, e all’incremento del debito pubblico (pari a 1865,4 miliardi di euro) causato principalmente – secondo gli organizzatori – dalla legge 600 del 1973: “Bisogna capovolgere il sistema attuale – ha aggiunto Torelli – basato su redditi imponibili forfettari e istituire una denuncia che appuri la reale condizione economica del contribuente generata dalla differenza tra entrate e uscite”.
LA PATRIMONIALE DI AMATO. Bocciata – dagli organizzatori del convegno – anche la proposta di introduzione di una tassa patrimoniale (qualunque tipo di tassa calcolata sul patrimonio e non sul reddito) tornata nel dibattito pubblico a causa di un intervento di Giuliano Amato a gennaio, poi ripreso e sostenuto anche dalla segretaria della Cgil, Susanna Camusso. “Inutile – secondo il presidente di ARDeP Paolo Mazzanti – rischierebbe solo di deprimere una crescita economica già assai debole, continuando a gravare sugli italiani che già pagano le tasse, lasciando indenni gli evasori”. Servirebbe invece – secondo Mazzanti – “azzerare il deficit dello Stato tramite la revisione della struttura istituzionale e la destinazione alla riduzione del debito di tutte le entrate straordinarie”.
Il testo completo della proposta:
http://www.slideshare.net/quotidianopiemontese/per-unariformatributariacostituzionale207definitiva
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese